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Violenza sulle donne: le riflessioni degli alunni del Marconi

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CIVITAVECCHIA – Queste alcune delle riflessioni degli alunni del Marconi sul tema della violenza sulle donne. 

Riflessioni di un giovanotto sul 25 novembre
“25 NOVEMBRE
Chi dice che il genere umano sia il più intelligente di tutti si sbaglia, perché gli animali, a differenza nostra, non uccidono per divertimento o per sfogo. Omicidi giustificati dalla parola “amore”, che in questi casi perde totalmente significato. L’amore è un sentimento che ti spinge a voler bene non ad uccidere e massacrare una donna. Un’altra donna è stata uccisa da un uomo, un altro granello che si unisce alla duna, solo perché “l’amava troppo”. Non parlatemi di amore in queste situazioni perché per amore certo si soffre, ma non si viene torturate ed umiliate. Credo che il genere UOMO abbia fallito perché in nessuna specie gli altri animali si uccidono tra loro. Forse siamo noi i veri animali, anzi lo sono questi codardi assassini che meriterebbero d’esser trattati come bestie. Ogni giorno è 25 novembre”.

Nicoletta Pagano, 3 Liceo Scientifico S. A. 
“Chiara, 25 anni. Anna, 19 anni. Marina, 35 anni. Alessandra, 27 anni. Sara, 20 anni. Non importa quale sia il tuo nome. Quanti anni tu abbia. La tua colpa è quella di essere una donna. In quanto donna sei debole, sei piccola. In quanto donna vai punita se sbagli, e in quanto donna molte volte “no” non lo puoi dire.
Il 23 novembre sono andata a vedere uno spettacolo al teatro Buonarroti di Civitavecchia, “Non una donna in più”. Per la prima volta essere donna ha fatto male. Ha fatto male sentirsi la storia di chi più grande o più piccola di te ha fatto una fine incredibilmente crudele.
Chi lasciata a marcire in un pozzo. Chi incendiata viva. Chi ammazzata di botte. Qual è davvero la colpa di noi donne?
Non è di certo quella della poca voglia di andare a letto con il nostro uomo la sera in cui la testa ci scoppia, né quella di fare tardi a lavoro quella volta tanto che il capo ci ha chiesto uno straordinario. La colpa di noi donne è l’omertà. Pensare di cambiare un uomo che in realtà non cambierà mai. Stare zitte così da tenerlo buono, mentre rovina noi. Fa male essere donne e sapere che fine facciano molte delle donne di oggi. Fa male aver voglia di innamorarsi, ma allo stesso tempo averne paura. Fa male credere tanto nell’amore e pensare a come questo possa essere in grado di ucciderti. Perché con la tua donna dovresti farci l’amore, si, quello vero, quello dove la fai sentire la tua regina, quello dove dopo dormite insieme, abbracciati stretti. Ma la tua colpa è di essere donna. E di startene zitta. Per paura. L’amore è come un sogno.  Anche un sogno adesso è un incubo. E continueremo a morire nel nome di chi muore ogni giorno, se l’omertà che ci abbraccia tutte continuerà ad essere più grande del coraggio di salvarci. Parlando. Urlando. No alla violenza sulle donne”.

Manuel Moscatelli, V B Informatica: “Non poche lacrime sono state versate il 23 novembre al teatro “Buonarroti” di Civitavecchia, dove i ragazzi dell’IIS G. Marconi hanno assistito a uno spettacolo molto toccante, ad opera della compagnia teatrale Faul di Viterbo, in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, che ricorre il 25 novembre. Reato vergognoso che vede le donne violentate e uccise, spesso dai propri partner, il femminicidio si manifesta purtroppo con casi sempre più frequenti. Numeri abominevoli sono infatti emersi da una statistica a cura di “Eures – Ricerche economiche e sociali”, citata prima dell’inizio dello spettacolo dalla presidente della Consulta delle donne, che conta da gennaio a ottobre 2018 ben 106 vittime, l’equivalente di una ogni 72 ore.
Lo spettacolo, intitolato “Ferite a morte”, nasce dall’omonimo libro di Serena Dandini. La scrittrice, dopo essersi documentata su alcuni casi di femminicidio, viene travolta dalla voglia di dare una voce a quelle vittime che di voce non ne hanno più, immaginando un paradiso dove le loro anime si riuniscono, ognuna fremente di raccontare la propria storia, a volte con ironia, altre con stupore, con ingenuità, avvicinando con maggiore sensibilità il pubblico al pensiero di quelle donne, al motivo delle loro scelte, spesso difficili da comprendere. Come quella moglie che “aveva il mostro in casa, ma non se ne era accorta”, che giustifica il marito anche dopo che questo l’ha uccisa con una sediata, o la giovane iraniana innamorata del venditore “dagli occhi di gatto”, che viene lapidata con l’approvazione dalla sua famiglia, e ancora la “femme fatale” che, dopo aver rifiutato più volte un uomo, viene lanciata da una finestra, fino ad arrivare al racconto di una ragazza di New York, che viene stuprata e uccisa mentre, in una corsa mattutina, assaporava la libertà.
L’opera sceglie di mettere in luce anche casi di femminicidio ben diversi e di tutt’altra origine, come quelli dovuti alla pratica dell’infibulazione, un’operazione tribale che vede il mutilamento genitale delle bambine, le quali altrimenti non possono essere considerate “donne pure”.
Lo spettacolo inizia con l’entrata in scena delle ragazze da diverse parti del teatro, mentre citano diversi nomi di vittime, per poi gridare in coro “NI UNA MAS”, frase simbolo della lotta contro il femminicidio. Tra una storia e l’altra, canzoni a tema molto commoventi, alcune delle quali cantate dalla dolce voce di una delle donne, entusiasmano ed emozionano ancor più i ragazzi, che non resistono dal cantare all’unisono pezzi famosissimi come “Nei giardini che nessuno sa” di Renato Zero e “Albachiara” di Vasco Rossi.
Per un finale da brividi e lacrime, le donne, recitando citazioni famose di intellettuali storici, si intrecciano l’una con l’altra con un filo rosso, per poi lasciarlo cadere a terra e riscoprirsi libere.  
Ma forse l’apice dell’emozione si raggiunge quando, al termine dello spettacolo, i ragazzi sembrano non voler smettere di applaudire, dimostrando che la bravura delle attrici e la profondità delle storie di Serena Dandini sono riuscite a far ascoltare la voce di quelle anime che da vive non sono state comprese, ma che avevano tanto da dire, tanto da insegnare. Un messaggio di massima importanza è stato quindi deposto nei cuori di centinaia di ragazzi della nostra città, nella speranza che rimanga vivo, e che venga presto diffuso nei cuori di tutto il mondo. Nessuno merita la morte, figuriamoci le donne. Loro che, come dice John Lennon, riescono a capire il piccolo bambino che si racchiude in ogni uomo. Forse, però, per quel bambino è arrivato il momento di crescere.
Ni una mas”.

Nicole Fiorini IIS G.Marconi  “Questa sera alle ore 20:53, la sonda InSight è atterrata sulla superficie di Marte. Dalla sala di controllo della Nasa abbiamo potuto seguire questa avventura, durata più di sette mesi ma progettata da più di sette anni, concludersi tra abbracci, strette di mano e commozione.
Qualcuno si chiederà, cosa c’entra questo con le donne? La risposta è semplice, le donne ora sono su Marte. In quella sala abbiamo visto l’immenso rispetto che gli uomini presenti hanno mostrato a quelle donne che insieme a loro, con equo lavoro ed impegno, hanno reso quest’incredibile missione un successo, contribuendo ad un grandissimo passo avanti per la conoscenza dell’intera umanità. Questo è uno dei tanti casi nella quale si può capire quanto le donne siano importanti, tanto quanto gli uomini.
L’uguaglianza: concetto troppo difficoltoso da comprendere per tante persone, uomini, che tentano solo di rendere le donne un oggetto da gestire solo al fine dei loro interessi. Perchè definire la donna inferiore? Quando la realtà mostra la verità, quanto l’intelligenza non dipenda dalle dimensioni del cranio e quanto la forza non dipenda dalla percentuale di muscoli nel corpo. Perchè le donne sono intelligenti come un qualsiasi uomo. Non esistono differenze tra un ingegnere donna o uomo. Le donne sono forti. Molto più mentalmente che fisicamente, perchè questa è la vera forza, quella mentale. Le donne hanno sempre sopportato ogni forza negativa che le travolgesse, spesso con sofferenza e dolore, ma hanno sempre vinto. Le donne superano le violenze inflitte dai loro compagni per amore, grazie a quell’istinto protettivo nei confronti di quell’uomo del quale sono così tanto innamorate, per il quale darebbero la vita in qualsiasi momento, che nonostante tutto ciò che le provoca, ameranno e custodiranno gelosamente nel loro cuore. Le donne sono la forza. La forza di un uomo. Di un vero uomo, colui che sa donare ad una donna una rosa e non un livido, amore e non violenza, rispetto e non sottomissione, protezione e non menefreghismo. “La donna uscì dalla costola dell’uomo, non dai piedi per essere calpestata, non dalla testa per essere superiore, ma sotto il braccio per essere protetta, accanto al cuore per essere amata”. William Shakespeare.

 

 

 


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