Leo Fioravanti: ''Voglio andare alle Olimpiadi''
La seconda World Surf League della carriera per avvicinarsi al meglio alle Olimpiadi di Tokyo 2020: questo è il progetto di Leonardo Fioravanti, il giovane surfista italiano tornato tra i migliori del mondo dopo la prima volta con i big nel 2017. Il 21enne di Cerveteri vuole chiudere nella top ten mondiale dopo le undici sfide con i maestri della disciplina che scandiscono il calendario stagionale. Con un occhio già ai primi Giochi della storia che avranno il surf disciplina a Cinque Cerchi.
Fioravanti, cosa si aspetta da questo 2019 che per lei sportivamente equivale soprattutto al ritorno nella World Surf League?
«Vorrei chiudere tra i primi 10, certo, capiterà di uscire al primo turno, ci saranno alti e bassi. Ma voglio chiudere in alto e felice. Mi sento più pronto rispetto al 2017, fisicamente e mentalmente. Sarà difficilissimo. Non posso sbagliare. Ma ce la posso fare. Il sogno di tutti i surfisti è lasciare il segno a Billabong alle Hawaii, ultimo appuntamento del circuito con migliaia di persone a guardarti».
Si sente un po’ il Molinari del surf: un atleta che primeggiando nella sua disciplina aiuta a farla scoprire agli italiani?
«Molinari è un grande. E tra l’altro mi piace molto giocare al golf. Dopo il surf e gli allenamenti in palestra, appena posso vado sul green in ogni parte del mondo dove mi trovo. E’ uno sport che ti cattura».
Quindi a maggior ragione le piacerebbe avere lo stesso impatto?
«Sì, sono fiero di portare il tricolore in giro per il mondo. Mi carica sempre avvertire il tifo di migliaia di appassionati che si svegliano alle 4 di notte per seguire le mie gare dall’altra parte del globo. Voglio dimostrare al mondo che anche un italiano può vincere nel surf. Certo di rispondere a tutti quelli che mi contattano sui social network. E’ bello vedere che non sono solo surfisti. E che soddisfazione capire che qualche bambino si avvicina al surf seguendo le mie imprese».
Pensa già alle Olimpiadi di Tokyo?
«Si, ci penso tantissimo. Sarà un sogno che spero si avvererà perché prima bisogna qualificarsi. Ci saranno solo 20 posti. Non sarà facile. Proprio per questo voglio concentrarmi sul circuito perché solo così la qualificazione diventerà più agevole. Voglio provare l’orgoglio di rappresentare l’Italia in quel contesto».
Sarà possibile prima o poi vedere una tappa della World Surf League in Italia?
«Non credo perché è difficile in Italia avere condizioni di vento sicuro per 4 giorni di fila. Ma penso che potrà succedere con una delle gare del circuito di qualificazione, quelle che valgono 1000 punti. Per quello ho già preso contatti con gli organizzatori della World League. Stiamo ragionando sulla Sardegna. In calendario c’è sempre una gara in Israele. La tappa italiana potrebbe essere quella successiva».
È dura girare sempre il mondo lontano dalla famiglia e dagli amici?
«Ormai ci sono abituato. Da quando ho 12 anni. Ho molti amici tra i surfisti. Ci alleniamo insieme per migliorarci a vicenda. Talvolta mi segue mio fratello Matteo ex surfista, che ora lavora sugli accessori Quicksilver, il mio team. E anche mia mamma Serena che adesso è sposata con Stephen Bell, general manager Quicksilver. Sento sempre la spinta di Ciccio e Pallino, i proprietari dell’Ocean Surf, il centro dove ho iniziato da piccolo a Cerenova, vicino a Cerveteri. E mi spinge l’appoggio dei tifosi soprattuto in Europa. Sull’Atlantico in Francia, vicino al confine con la Spagna, dal mare vedevo gli spagnoli fare la ‘olà per me. Ho la fortuna di essere cittadino del mondo. Mi sento a casa in Europa».