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Vertenze portuali, Città futura preoccupata

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CIVITAVECCHIA «Lo stato di agitazione proclamato dalle organizzazioni sindacali, unito agli altri segnali di cui abbiamo puntuale riscontro dalle cronache giornalistiche, rappresentano una situazione della portualità cittadina che non può non destare preoccupazione, e non solo fra gli operatori del settore». Ne è convinta l’associazione Città futura che si propone come intermediario «per favorire un dialogo costruttivo fra le istituzioni e le realtà politiche, sindacali e imprenditoriali che ruotano intorno al porto. L’unico obiettivo – sottolineano dall’associazione – è invitare tutti a svolgere ognuno il proprio ruolo al fine di imboccare, al bivio in cui siamo, la strada giusta». Da Città futura evidenziano come la perdita di traffici verso altri porti concorrenti, la difficoltà e lo smarrimento in cui si trovano alcune imprese che hanno scommesso sullo sviluppo del porto di Civitavecchia «e del suo retroporto (vedi Cfft), investendoci importanti risorse, l’assenza di politiche di settore – incalzano – indispensabili ad accompagnare i progetti imprenditoriali, le indecisioni delle istituzioni preposte al governo delle sinergie in campo, prime fra tutte la Regione e l’Autorità portuale, ma anche l’amministrazione comunale, la subalternità ai grandi armatori, che guardano unicamente e comprensibilmente al loro interesse (vedi ad esempio la vicenda rizzaggio a bordo delle navi) e l’inquietudine crescente dei lavoratori portuali” siano elementi attivi di un cocktail potenzialmente esplosivo». Secondo Città futura il dato principale su cui riflettere è quello che su 350mila containers che transitano nei porti, il cui contenuto è destinato al fabbisogno di Roma, solo 40mila “provengono dal porto di Civitavecchia, gli altri vanno a Livorno e Salerno: è evidente – tuonano – anche ai profani la perdita reale per il nostro porto, ma anche il danno erariale per la nostra regione, stimabile in 2milioni di euro annui. Se a tutto ciò ci aggiungiamo l’inadeguatezza, se non l’assenza, di infrastrutture di trasporto, perennemente incompiute, necessarie per essere all’altezza della portualità italiana, che anziché fare sistema tende colpevolmente a favorire la competizione interna, il quadro è completo: ci riferiamo alla mancanza di un indispensabile raccordo ferroviario con l’ interporto, a quello stradale ormai chiuso da anni e soprattutto al tratto finale della Civitavecchia – Orte, sul quale occorrerebbe finalmente – concludono da Città futura – accantonare le polemiche e le accuse reciproche e ripartire per il suo completamento, prendendo atto della realtà che impone di coniugare lo sviluppo, indispensabile, con la tutela ambientale, altrettanto sacrosanta».


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