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Raffaello dimenticato

Gli affreschi nella casa di De Paolis sono ormai noti in tutta Italia

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di CARLO CANNA

CIVITAVECCHIA – Era il 6 gennaio del 1972, quando nel cuore del centro storico di Civitavecchia, a Piazza Leandra, venne fatta una scoperta straordinaria al terzo piano di un antico edificio noto localmente come “Palazzo Manzi”. A parlarne è Tarcisio De Paolis che ricorda il momento in cui dalle pareti di una stanza del suo appartamento, durante i lavori di restauro, emersero i primi “segni” di una singolare testimonianza artistica che nei decenni successivi avrebbe catturato l’interesse di accademici, critici d’arte, giornalisti, diplomatici e semplici curiosi da tutta Italia e ben oltre i confini nazionali. Stiamo parlando dei dipinti “raffaelleschi” che riproducono le quattro scene della celeberrima “Stanza di Eliodoro”, una delle quattro Stanze Vaticane i cui affreschi sono stati realizzati da Raffaello e dai suoi allievi tra il 1508 e il 1524. In attesa di ulteriori interventi di ripulitura e di nuovi studi, fonti autorevoli ci informano che si tratta di dipinti di età rinascimentale riferibili alla bottega di Raffaello, senza poter escludere del tutto che possa esservi stato anche un intervento da parte del grande Maestro. E se ancora non è stata confermata l’ipotesi del bozzetto realizzato prima della versione definitiva in Vaticano, ad oggi, non è noto alcun altro caso di riproduzione di una delle Stanze Vaticane. Dunque, siamo di fronte  ad un vero e proprio “unicum” nell’età dell’oro dell’arte italiana che – è facile immaginarlo – potrebbe facilmente  incrementare lo sviluppo economico legato all’offerta turistica locale attraverso il completamento delle operazioni di ripulitura dei dipinti e la conseguente musealizzazione dell’intera struttura. L’appartamento, peraltro, oltre alla stanza che ospita i dipinti, è composto da altri ambienti che potrebbero essere adibiti a diverse funzioni (biblioteca, sala conferenze, mostre di pittura, ecc.) trasformando così lo stabile di Piazza Leandra in un piccolo-grande centro di studi sull’arte del Rinascimento italiano. La realtà è ben diversa e De Paolis sottolinea come la sua richiesta di completare l’opera di valorizzazione dei dipinti, di fatto, in questi ultimi anni, sia completamente caduta nel vuoto. Questo, non ha spento l’entusiasmo del pensionato che ancora oggi continua a ricevere migliaia di visitatori all’anno provenienti da tutta Italia (e non solo) esclusivamente per amore dell’arte, della cultura e della sua città. C’è da augurarsi che in un prossimo futuro i dipinti di Piazza Leandra possano ritrovare la giusta attenzione che meritano, come tanti altri gioielli nascosti della città,  affinchè il “Raffaello segreto” non si trasformi lentamente nel “Raffaello dimenticato”. 


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