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Ipotesi gas a Torre Nord, il tavolo chiede il ritiro della proposta

Ipotesi gas a Torre Nord, il tavolo chiede il ritiro della proposta

Questa la linea portata avanti dal sindaco Cozzolino alla riunione di ieri al Pincio; avanzata anche la richiesta di stralciare la dichiarazione dei 97 esuberi. Contestata la mancata concertazione di Enel con il territorio. L'assessore regionale Di Berardino propone un accordo di programma che coinvolga tutte le parti interessate: "Questa rivoluzione industriale va governata e gestita con una governance multilivello". I sindacati non abbassano la guardia

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CIVITAVECCHIA – “Ho chiesto a nome del tavolo che venissero ritirate la proposta di riconversione a gas e la dichiarazione dei 97 esuberi perchè evidentemente al di fuori di una pianificazione condivisa che deve essere il nuovo paradigma da seguire per approdare al nuovo futuro di Civitavecchia”. È quanto dichiarato dal sindaco Antonio Cozzolino e quanto emerso dal tavolo del lavoro convocato ieri pomeriggio al Pincio sul tema “Stop al carbone 2025 – prospettive future per il territorio”.   

Una seduta che, secondo il primo cittadino, è stata utile per avviare “un interessante e quanto mai opportuno confronto con la fondamentale presenza del ministero dell’ambiente e del ministero dello sviluppo economico. A questi due interlocutori rappresentati dal caposegreteria Massimiliano Lega e dal sottosegretario Andrea Cioffi che ringrazio vivamente per il supporto dato alla discussione – ha spiegato – si è aggiunto il contributo importante di altre parti istituzionali quali l’assessore Di Berardino oltre a consiglieri regionali e comunali tra cui ovviamente il capogruppo Fortunato, presidente di commissione. Dal tavolo è uscita chiara la necessità che, fermo restando i punti saldi stabiliti dal ministero dell’ambiente, il percorso che porti ad una svolta epocale per il nostro territorio, veda la nostra città parte attiva di processi decisionali che fino ad oggi ha solo subito. Quanto messo in campo da Enel in questi ultimi mesi ha l’evidente significato di una fuga in avanti che non può essere accettata”.

E il sindaco Cozzolino ha ribadito quella che dovrebbe essere l’idea di futuro per Civitavecchia, “libero dalla produzione di energia da fonti fossili e orientato – ha sottolineato – verso la produzione e industria da rinnovabili, la ricerca e la formazione. Ho chiesto al professor Lega e al sottosegretario Cioffi di portare questa nostra istanza ai livelli che stanno operando la regia di questo importante momento perchè fin dal 18 di giugno, giorno successivo all’incontro nazionale con le organizzazioni sindacali, si avvi il previsto tavolo territoriale che, in un lasso di tempo assolutamente contingentato, deve portare a ridisegnare il futuro di Civitavecchia in un approccio dal basso e non più imposto dalle alte sfere. Sono sicuro che quanto chiesto verrà fatto proprio dai rappresentati del governo e che ci troverà in prima fila ad esercitare quel ruolo da protagonisti che ci spetta e abbiamo il dovere di recitare”.

Anche l’assessore regionale al Lavoro Claudio Di Berardino ha criticato Enel, soprattutto perché la proposta di una eventuale riconversione a gas della centrale di Tvn “non ha visto, nei tempi e nei modi – ha spiegato – un preventivo coinvolgimento delle amministrazioni locali, compreso quello della regione Lazio. Ho invitato il Governo a convocare celermente la Regione al tavolo dell’energia già costituito presso il Mise. Siamo dinanzi a una vera e propria rivoluzione industriale che va accompagnata e gestita mediante una governance multilivello. Non è ovviamente nostra intenzione voler bloccare il processo ma è necessaria la giusta condivisione del percorso. A tal proposito ho invitato Governo, amministrazione locale, parti sociali e Enel a predisporre, insieme, un accordo di programma – ha aggiunto – si tratta di un “patto laziale” nel quale convenire e verificare congiuntamente tutti le conseguenze che comporterà il processo di conversione dalle tempistiche alle condizioni di sviluppo nonché alla tutela dell’occupazione dei lavoratori diretti e indiretti. La strategia elettrica nazionale non può essere portata a compimento se non dentro un piano strategico industriale del Paese che intervenga sulle scelte infrastrutturali, ambientali, industriali. La riconversione della centrale Enel – ha concluso Di Berardino – non può in alcun modo determinare la messa in discussione dell’equilibrio industriale, occupazionale e sociale di Civitavecchia”.

E si dice soddisfatta l’Usb Lavoro Privato per l’esito del tavolo. “Alla luce di tutto ciò – ha spiegato il referente Roberto Bonomi – crediamo  che Enel debba ora riflettere attentamente su come procedere, confidando quindi che il confronto territoriale con le organizzazioni sul previsto taglio di organico possa essere sospeso. La prospettiva deve essere quella di una discussione più complessiva circa la presenza attuale e futura dell’azienda in questo territorio. A differenza di 15 anni fa, l’unità di intenti con cui gli attori coinvolti sembrano approcciarsi al tema Enel lascia ben sperare circa la possibilità che la città non torni a dividersi. Ma servono atti concreti, servono investimenti, occupazione sostitutiva, e soprattutto serve la determinazione dei lavoratori che, qualora necessario, dovranno tornare a farsi sentire, tutti, quelli Enel e quelli delle imprese. Se la questione occupazionale in Enel è adesso al centro del dibattito pubblico – ha concluso – è anche e soprattutto merito dello sciopero del 7 maggio. Si tratta ora di non abbassare la guardia”. 

“Lo abbiamo detto chiaro e tondo ad Enel e al Governo: non abbiamo nulla da concertare, pretendiamo rispetto”. È quello che hanno detto il consigliere regionale Gino De Paolis e quello comunale Patrizio Scilipoti. “Quello che sta avvenendo, infatti, senza il dovuto coinvolgimento delle parti sociali e delle Istituzioni – hanno spiegato – è una progressiva e verticale diminuzione di attività della centrale. Sempre in perfetta autonomia Enel ha anche avanzato la richiesta di trasformare due gruppi per portarli alla alimentazione a gas, non curante del grave impatto occupazionale che ciò comporterebbe. Questo è un film già visto dunque, che non intendiamo rivedere. Non è concepibile infatti che si decida sulla testa dei lavoratori, sia quelli impiegati ad oggi  nella centrale sia l’indotto. Questa città e la sua gente hanno già dato tutto, condizionando il proprio futuro e la propria vocazione. Civitavecchia avrebbe potuto scegliere un destino diverso, magari turistico, invece è divenuta la città con ben tre centrali di produzione elettrica. Ha pagato un prezzo altissimo per questa scelta – hanno aggiunto – avvenuta sotto la promessa di sviluppo e occupazione stabile  che non si sono mai realizzate. Oggi, mentre si va verso il 2025, anno in cui l’alimentazione a carbone sarà abbandonata su tutto il territorio nazionale, occorre da parte di Enel serietà e rispetto. Così come da parte del Governo e della Regione serve una presa di posizione chiara, perché nessuno, sia esso il mercato o l’interesse privato, può pensare di non aver nulla da restituire al territorio che ha sfruttato e spolpato. Serve un piano di riconversione, una strategia che tenga conto degli anni di servitù. Così si esce dal carbone – hanno concluso – è un tema che ci riguarda tutti ed è per questo che cercheremo massima unità, tra le persone, i sindacati e rappresentanti di tutte le categorie coinvolte e le parti politiche”. 

   

 


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