Tvn: prime ripercussioni occupazionali
CIVITAVECCHIA – Si stanno concretizzando le proccupazioni dei mesi scorsi. Lo sciopero degli elettrici è stata la punta dell’iceberg. Perché oggi i problemi si stanno moltiplicando ed il rischio di una crisi occupazionale profonda, se non gestita nel modo corretto, è alto. Tutto ruota attorno alla centrale Enel di Tvn, alla sua possibile riconversione a gas, all’abbandono del carbone, all’attuale utilizzo ridotto dell’impianto stesso: basti pensare, numeri alla mano, che nei primi tre mesi del 2019 il traffico del carbone al porto ha subito un abbattimento del 53% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Una situazione che fa riflettere e preoccupa non poco lavoratori e parti sociali. L’ennesimo allarme lo ha lanciato la Fiom Cgil, dopo il presidio organizzato la scorsa settimana proprio sotto la centrale Enel. La Armeni WPA, storica azienda metalmeccanica di Civitavecchia, ha aperto la procedura di licenziamento collettivo per otto operai, dopo altri licenziamenti fatti nei mesi scorsi, motivando la crisi – tra le altre cose – con la mancata aggiudicazione di gare, la riduzione delle commesse e il recente annullamento delle gare Enel sull’impianto termoelettrico. “Nell’incontro di ieri – ha spiegato il segretario della Fiom Cgil Giuseppe Casafina – abbiamo chiesto all’azienda di ritirare i licenziamenti e di avviare una discussione per trovare soluzioni non traumatiche e per conservare i posti di lavoro, anche vista la presenza di commesse per le quali si è ancora in attesa di esito o di inizio lavori. Ma non abbiamo ricevuto alcuna apertura”.
Secondo la Fiom Cgil la tenuta occupazionale del territorio passa dalle prospettive della centrale Enel, ma anche dalle iniziative industriali che le imprese locali devono mettere in campo per garantire il lavoro ai loro dipendenti. A breveil sindacato convocherà quindi un’assemblea di tutti i metalmeccanici degli appalti, “per decidere insieme – ha concluso Casafina – le mobilitazioni necessarie, sia generali che specifiche”.
Nel frattempo arriva dal segretario della Uil di Civitavecchia e Viterbo Giancarlo Turchetti un appello rivolto ad Enel, anche alla luce delle recenti dichiarazioni sul possibile utilizzo del metano. “Chiediamo che Enel – ha spiegato – che Enel ascolti prima cittadini e lavoratori per capire cosa è meglio fare per il territorio. Sia in termini di occupazione che rispetto all’impatto ambientale che avrà l’opera”.
Secondo il vice presidente di Minosse, la società che si occupa dello scarico del carbone, bisogna subito invertire la rotta, prima che sia troppo tardi “e l’uscita dal carbone – ha spiegato – porti morti e feriti. Nei primi quattro mesi dell’anno sono state movimentate 600mila tonnellate di carbone; numeri bassi se si pensa ai 4,1 milioni del 2017 e i 3,5 milioni del 2018. Il calo è drastico e la cause sono molteplici: ma è evidente il disimpegno di Enel dal carbone. Ecco perché, oggi, è necessario battersi per tutelare almeno il lavoro attuale, per non rischiare problemi occupazionali di dimensioni enormi”. Di una cosa è certo Iacomelli: e cioè che in questi anni il territorio non è riuscito a creare un’alternativa valida.
Certamente tutti questi aspetti saranno affrontati anche mercoledì prossimo, quando al Ministero dello Sviluppo Economico si discuterà del futuro della centrale Enel di Torre Nord.
Intanto sull’argomento è intervenuto il sindaco Tedesco: “Fare proprie le istanze del mondo lavorativo ed imprenditoriale dell’indotto Enel per presentare una prima piattaforma di richieste all’aziernda, al Governo e alla Regione: con questo intento il Sindaco, Ernesto Tedesco, si è mosso in queste ore dopo aver appreso dei primi licenziamenti avviati da aziende locali per il calo delle attività connesse alla produzione di energia elettrica nella centrale di Torre Valdaliga Nord. “Incontreremo quanto prima una delegazione delle imprese, anche in vista dell’incontro al Ministero dello Sviluppo Economico calendarizzato da tempo per mercoledì prossimo”.