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Il Tar boccia il Comune di Ladispoli su Punta di Palo

Il Tar boccia il Comune di Ladispoli su Punta di Palo

Dopo Piazza Grande sempre più vicina la cementificazione di punta di palo, e forse al traino anche Olmetto Monteroni

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LADISPOLI – Dopo Piazza Grande sempre più vicina la cementificazione di punta di palo, e forse al traino anche Olmetto Monteroni

Con un’ordinanza dirigenziale si ricorda che l’amministrazione Grando annullava i permessi a costruire nell’area denominata Punta di Palo. Il provvedimento arrivava lo scorso anno a seguito delle verifiche sull’ iter procedurale ormai però giunto a conclusione ed approvato in precedenza.

L’intervento a Punta di Palo nasceva con un Piano di lottizzazione che prevedeva l’insediamento di ben 30 mila metri cubi di strutture alberghiere e sportive. Successivamente i proprietari dell’area avevano sfruttato l’occasione concessa dal Piano casa per convertire queste volumetrie in parte a residenziale in forma di edilizia agevolata. Siamo nel campo delle costruzioni e le imprese non sono certo onlus.

La legge in questione pareva tuttavia consentire ai Comuni di escludere l’applicazione in determinate aree, escludendole dalla cementificazione.
Tale limitazione venne applicata, ad esempio, al comparto edificatorio attiguo Olmetto – Monteroni, già pieno di abusivi, ed abbandonato misteriosamente al suo destino nonostante le promesse non mantenute da parte di tutti gli schieramenti politici. Chissà che Punta di Palo non accceleri a breve anche la risoluzione della questione Olmetto?
 
L’intervento di Punta di palo invece, a ridosso di un’area di grande importanza naturalistica come è il Bosco e la zona wwf, aveva trovato come si suol dire “il terreno” favorevole, e si era andati avanti spediti. 

L’iter approvativo si era concluso con una conferenza dei servizi che aveva interessato, tra gli altri, anche la Regione Lazio… la quale aveva dato il proprio assenso seppur con qualche piccola prescrizione da osservare prima dell’emissione dei relativi permessi a costruire.

Tra tali prescrizioni si dibatteva ad esempio circa la eventuale cessione di 5 ettari di terreno al Comune di Ladispoli e la preliminare verifica di fattibilità degli allacci alla rete idrica e fognaria esistente, ritenuta non sufficiente a supportare le ulteriori portate “organiche” relative a nuovi insediamenti abitativi.

Ma la posizione assunta dall’Ufficio tecnico comunale e dai consiglieri comunali che hanno deciso di intentare l’iter di blocco di Punta di Palo, non è stata assecondata dalla recente decisione del Tar.

Altro schiaffo urbanistico per l’amministrazione dopo gli accordi che qualcuno ha stigmatizzato col termine di “Piazza Grando”.

Il Tribunale Amministrativo del Lazio con la sentenza di questi giorni annulla proprio la delibera di consiglio con la quale il comune di Ladispoli aveva approvato la revoca del piano integrato, andando a braccio di ferro con la Pezone che aveva dato seguito alle istanze nei confronti del Comune ancor prima dell’ordinanza di revoca.

Una strategia urbanistica sbagliata in partenza quella del comparto urbanistico e dei consiglieri comunali votanti? Se si voleva, veramente, bloccare il piano si doveva seguire un altro iter? Una strategia infelice che qualche alleato al ballottaggio, potrebbe definire come un “barbatrucco”?

Tanti già mugugnavano che non avrebbe funzionato e che la vicenda recava il rischio, come per Piazza grande, di esporre il comune a pesanti richieste risarcitorie per i ritardi subiti dai privati ricorrenti.


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