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Falso ideologico, indagato dirigente comunale

Falso ideologico, indagato dirigente comunale

Sarebbero stati predisposti dei controlli a degli stabilimenti balneari riferendo che era stata la Capitaneria di Porto ad aver dato disposizioni. L'indagine della magistratura si riallaccia a quella dei mesi scorsi relativa al Piano di Salvamento collettivo

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LADISPOLI – Dopo quello sulle torrette di salvamento e l’affidamento della pulizia delle spiagge a una ditta diversa dalla Massimi, ora palazzo Falcone finisce ancora una volta nel mirino della Procura. A finire sul registro degli indagati uno dei dirigenti già colpito nei mesi scorsi dall’avviso di chiusura indagini relativamente al caso proprio del piano di salvamento collettivo. E tutto sarebbe partito proprio da qui. Come si ricorderà, l’indagine condotta dalla Capitaneria di Porto nei mesi scorsi, aveva sostanzialmente toccato due punti nevralgici: la turbativa d’asta e la gestione illecita dei rifiuti. Per quanto riguarda il primo punto, in sostanza, sia il vicesindaco che uno dei due funzionari indagati insieme a lui nella vicenda sono stati chiamati a spiegare come mai il progetto presentato da Assobalneari e dalla rete di imprese sia stato preso in considerazione, con tanto di sottoscrizione della convenzione, ancor prima della chiusura dei termini inseriti nel bando pubblicato dall’amministrazione per l’individuazione del soggetto a cui affidare il progetto. Altra questione al vaglio degli inquirenti: la gestione dei rifiuti da parte delle società che hanno partecipato al Piano Collettivo di Salvamento. E qui entra in gioco il secondo funzionario di palazzo Falcone che con una variante a due determine ha revocato il servizio di pulizia degli arenili liberi alla ditta Massimi (che si occupa del servizio di igiene urbana nel Comune di Ladispoli) per affidarlo alla vincitrice del progetto nonostante questa non avrebbe potuto espletare il servizio in quanto “non abilitata alla raccolta dei rifiuti altrui”. E proprio a questo punto della vicenda, quando cioè palazzo Falcone entra nel mirino degli inquirenti,  sarebbero partiti dei controlli ad alcuni stabilimenti balneari della città, rei di aver “partecipato” all’indagine della Capitaneria. Controlli effettuati tramite la Polizia municipale e che da palazzo Falcone sarebbero stati imputati alla Capitaneria di Porto. Era cioè proprio la Capitaneria di Porto, secondo quanto riferito ad aver disposto questi controlli. Tanto che proprio uno dei gestori presi di “mira” dagli uffici comunali, proprio questa estate si sarebbe reso protagonista di una accesa lite all’interno di palazzo Falcone con uno dei dirigenti comunali, che sarebbe peraltro finito nuovamente sul registro degli indagati. Ora le carte della vicenda sono in mano alla Procura di Civitavecchia che sta indagando sulla vicenda per far luce su quanto emerso fino ad oggi.


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