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Tentata violenza, scarcerati i due indiani

Tentata violenza, scarcerati i due indiani

Erano stati arrestati mercoledì notte. Durante l'interrogatorio è emerso un quadro del tutto diverso   

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CIVITAVECCHIA – Dopo l’arresto avvenuto la notte di mercoledì 25 settembre per tentata violenza e sequestro di persona, i due indagati Kallely Densil Mathai e Benny Seena, difesi dall’avvocato Fabio Viscarelli e Valentina Matricardi, sono stati a lungo interrogati in carcere dal gip Paola Petti la quale, all’esito della camera di consiglio, ha disposto la scarcerazione immediata dei due soggetti perché non sussistono i gravi indizi di colpevolezza a loro carico.

Dal racconto dei due ragazzi, di origine indiana, è emerso un quadro ben diverso dei fatti antecedenti l’arresto: durante una serata organizzata proprio dalla denunciante, questa avrebbe avuto delle accese discussioni con il fidanzato, al quale sembra la stessa avesse mentito su dove si trovasse quella sera. Al fine di giustificarsi con il proprio partner (colui che successivamente ha avvisato la polizia romana dopo aver ricevuto la richiesta di aiuto della ragazza), la fidanzata avrebbe inventato la violenza sessuale ed il sequestro. L’intervento immediato della Polizia e la successiva tempestiva azione del sostituto procuratore, Valentina Zavatto, alla luce della recente normativa in tema di codice rosso, ha condotto ad un arresto formalmente legittimo.

Il racconto dei due indagati, unitamente al riscontro delle divergenze tra i fatti denunciati e le informazioni ricevute dai testimoni escussi dalla Procura, ha permesso tuttavia di evidenziare le troppe lacune e contraddizioni della persona offesa, consentendo così la scarcerazione.

Le indagini proseguono, anche alla ricerca di elementi a favore dei due soggetti arrestati, al fine di chiarire le esatte dinamiche della serata.

«In questo momento di particolare attenzione alla protezione delle donne vittime di violenza – hanno affermato gli avvocati Viscarelli e Matricardi – gli inquirenti hanno operato in maniera impeccabile e formalmente legittima. Il “codice rosso” ha permesso di dare una risposta immediata ad una richiesta di aiuto urgente e particolarmente grave. È, però, giusto che ora si cerchino anche gli elementi a favore delle persone indagate, non potendosi accettare la sola versione della presunta vittima, le cui contraddizioni interne ed esterne sono tutte state evidenziate al gip che su tali basi ha disposto la remissione in libertà di due soggetti innocenti, evidenziando che la denunciante non è credibile e attendibile».


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