Traiano, in scena “I Soliti ignoti”
Domani e domenica sul palco Vinicio Marchioni, che firma anche la regia, e Giuseppe Zeno. Il regista: «Adattare un classico è sempre una sfida rischiosa e difficile»
CIVITAVECCHIA – Tratto dalla sceneggiatura di Mario Monicelli, Suso Cecchi D’Amico, Age & Scarpelli, “I Soliti ignoti” con protagonisti Vinicio Marchioni, che firma anche la regia, e Giuseppe Zeno sarà in scena nell’ambito della stagione teatrale promossa da Atcl con il finanziamento del Ministero per le attività Culturali e del Turismo, della Regione Lazio e del comune di Civitavecchia al Teatro Traiano domani alle 21 e domenica alle 17. La commedia è la prima versione teatrale a cura di Antonio Grosso e Pier Paolo Piciarelli del mitico film di Monicelli, uscito nel 1958 e diventato col tempo un classico imperdibile della cinematografia italiana e non solo. Le gesta maldestre ed esilaranti di un gruppo di ladri improvvisati sbarcano sulle scene rituffandoci nell’ Italia povera ma vitale del secondo dopoguerra. L’adattamento è fedele alla meravigliosa sceneggiatura di Age e Scarpelli senza rinunciare a trovate di scrittura e di regia per rendere moderna quell’epoca lontana. «Ci sono dei film che segnano la nostra vita e I soliti Ignoti per me è uno di questi – racconta Marchioni – come uomo mi sono divertito e commosso di fronte alle peripezie di questo gruppo di scalcinati ladri. Come attore mi sono esaltato davanti alla naturalezza con cui recitano mostri sacri come Mastroianni e Gassman. Come regista ho amato il perfetto equilibrio con cui Monicelli rende un argomento drammatico in modo leggero. Così l’idea di curare l’adattamento teatrale del film mi ha immediatamente conquistato. È una storia bella e necessaria, che ci parla del presente immergendoci nel passato. La povertà del dopoguerra è una piaga – sottolinea – che resiste ancora oggi, sebbene in altre forme, in tante zone d’Italia. Vorrei restituire sulla scena l’urgenza sentita dai personaggi di superare la miseria che li affligge, insieme al la vitalità indistruttibile e alla magia di un’Italia passata verso la quale proviamo nostalgia e tenerezza. Spero che gli spettatori possano uscire dal teatro con gli stessi sentimenti che provo io dopo una visione del film: divertiti, commossi e perdutamente innamorati di quei personaggi indimenticabili. Adattare un classico – conclude Marchioni – è sempre una sfida rischiosa e difficile. Ma sono le sfide che vale la pena vivere, insieme ai miei compagni di strada».