Luci spente: ''Mancano strategie''
Il comitato dei commercianti analizza le diverse criticità cittadine, dal mercato ai dehors, passando per il porto
CIVITAVECCHIA – Dopo il flash mob del mese scorso “Luci spente”, pronto a costituirsi ufficialmente come comitato cittadino di commercianti, punta l’attenzione su vari aspetti della vita cittadina e sulle molte criticità che, nel corso degli anni, nonostante le diverse amministrazioni, non sono state risolte. “Manca una logica di responsabilità, una capacità di previsione, rendere conto delle proprie azioni – hanno spiegato – molto spesso ci si rifugia nel capro espiatorio, invece che assumersi responsabilità collettive”. E così i commercianti analizzano ogni settore. A partire dal porto, dove la situazione è tragica, “a detta di operatori e politici – hanno sottolineato – minacce di sciopero, perdita di traffico, incapacità infrastrutturali. Dopo la soluzione per l’affidamento di alcune banchine silenzio assoluto. Ma non bisognava bloccare tutto? Dare un segnale chiaro, avviare tavoli che permettessero un recupero di traffici? Ovvio che a mezza bocca tutti addebitano gran parte delle colpe agli organismi dirigenti, all’incapacità di una svolta, poi però tutto rimane nel silenzio. Ovvio che le responsabilità non sono addebitabili a nessuno, se non al destino cinico e baro”.
Poi c’è il caso delle installazioni esterne, i cosiddetti dehors. “Dopo tre anni di discussione – hanno aggiunto – si scopre che il regolamento non è consono alle indicazioni della Sovrintendenza. In molti comuni con maggior attrattiva monumentale, in sei mesi si trova un soddisfacente accordo. Dopo tre anni di proclami e di litigiose accuse, finalmente viene elaborato in pompa magna un documento come fosse il futuro dei pubblici esercizi di questo città. Dopo circa un anno gli operatori rischiano di non avere il rinnovo, di avere investito decine di migliaia di euro a vuoto, e di dovere smontare l’investimento fatto. Ruolo eccessivo della Sovrintendenza? Superficialità degli uffici? Sciatteria istituzionale? Anche qui tutto diventa aleatorio. Nessuno dà risposte e bene che vada per i commercianti, che sono cittadini, si ipotizza un rinvio che ovviamente, non risolve definitivamente il problema”.
Per quanto riguarda il progetto di Fiumaretta “un colpevole esiste ed è l’amministrazione 5 stelle, che per semplice necessità di cassa – hanno ribadito dal comitato – non ha ascoltato categorie, indagini, commercianti, proteste e ha avviato il progetto, nonostante le perplessità di molti anche al suo interno. Anche qui ovviamente una gran confusione: prima un albergo e 100 negozi, poi scompare l’albergo ed i negozi diventano 70, prima un outlet, poi centro commerciale. L’attuale amministrazione che si era detta totalmente ostile al progetto, ora afferma di essere obbligata al mantenimento dello stesso. Conclusione: qualcuno ha mai presentato il progetto ai commercianti ed alla città? Ovvia la risposta”.
C’è quindi il mercato di piazza Regina Margherita. “Nei paesi e nelle città civili le ristrutturazioni dei mercati avvengono, circa in un anno un anno e mezzo – hanno chiarito – il nostro mercato, con una altissima valenza sociale ed economica, dopo dieci anni non solo non ha una veste definitiva, ma in alcune parti ha anche problemi di sicurezza. La ristrutturazione ha attraversato tre amministrazioni diverse, è stata avviata una commissione per capire se ci fossero state inadempienze, o qualcosa di peggio. Fatto sta che il mercato non solo è regredito ma ha perso quella veste di centro commerciale naturale, di cui beneficiavano città e commercio di vicinato. Mi sembra ovvio che anche qui nonostante commissioni di indagini, proteste, le ragioni per le quali ancora non ci sia stata una conclusione dell’iter non appaiono chiare”.
Secondo Luci spente, quindi, oggi i problemi sono tanti, figli di una scarsa programmazione e di una mancata lungimiranza. “Non abbiamo classe dirigente, scarseggia l’interesse pubblico, ma in particolare – hanno concluso – ci manca l’aspirazione al futuro. Si vivacchia nella gestione comune e corrente, in pratica siamo conservatori: nel senso che abbiamo un gran timore del cambiamento. Nonostante tutte le amministrazioni che si sono succedute abbiano promesso cambiamenti epocali, i cittadini ad oggi non hanno avvertito nessun segnale di cambiamento politico; sono stati tutti termometri capaci di misurare la temperatura, ma abbiamo scarseggiato in termostati, capaci di cambiarla. Diciamo che tutti si sono adeguati al minimalismo del giorno per giorno, del tutto si aggiusta, rischiando una omologazione in politica che rischia di far saltare la democrazia”.