Nunzi (Meno poltrone più panchine): sì al carbone al porto, ma con riserva
CIVITAVECCHIA – Carbone al porto? “Con una serie di dubbi da un punto di vista ambientale, e con garanzie sia ministeriali che regionali sarei d’accordo”. Lo ha sottolineato il responsabile dell’associazione “Meno poltrone più panchine” Tullio Nunzi che critica gli scarsi interventi in merito alla proposta della Cpc. In attesa di conoscere quella che è la posizione dell’Adsp, Nunzi sottolinea come il porto stia vivendo una situazione di crisi tragica. “Se con lo scarico in banchina, ripeto con garanzie certe, si avviasse un processo virtuoso che per un periodo di tempo garantisse alla compagnia portuale, ai servizi portuali, alle imprese tutte la possibilità di sopravvivenza, in attesa del ripristino delle crociere – ha aggiunto – credo che si tratterebbe di una scelta azzardata ma giusta. A situazioni straordinarie si risponde con decisioni fuori del normale. Perchè si muore di coronavirus, ma si rischia anche di morire per disoccupazione, lavoro precario, debiti ed usura. Si tratta di una proposta, ma poiché sappiamo tutti che i tempi della politica, non sono quelle delle imprese, credo che sia giusto fare proposte, nel momento in cui andremo alla ristabilizzazione del sistema”.
Nunzi però affronta la questione a 360 gradi. “Bisogna tenere conto che per il sistema porto si tratta solo recuperare la mancanza dell’arrivo delle crociere (che al commercio ed ai servizi cittadini portavano circa 80 milioni l’anno) – ha aggiunto – mentre vedo scarsa attenzione agli unici settori, che in questa situazione sono totalmente penalizzati: alberghi,ristorazione, piccolo commercio, attività culturali. L’estensione dello stop fino al 3 maggio peggiora ulteriormente le prospettive economiche. La giusta emergenza sanitaria, diventa per queste aziende una vera e propria catastrofe economica. La salute è la priorità, ma è urgente porre le premesse per avviare un recupero del maggior numero possibile di attività economiche che vivono una situazione di tragica solitudine. Molte delle misure messe in campo dai decreti, rischiano di non funzionare o di arrivare tardi; bollette, mutui,affitti, tasse, a fronte di incassi pari allo zero rendono la situazione di microimprese e di nuclei familiari disperata. Bisogna fare proposte perché al 3 di maggio si riapra “bene”,e si riprendano immediatamente le attività, se non si vuole che dopo il Coronavirus sia la disperazione il rischio a cui andare incontro. Non sta a me fare proposte, ma invito associazioni, comitati come, “lucispente”, a fare proposte immediate perché niente sarà più come prima”.
Il settore maggiormente penalizzato, a detta di Nunzi, oggi è la ristorazione. “Permettere che “vada al cliente” e pertanto perchè non estendere e consentire almeno il takeaway, ovvero l’asporto. Perché posso andare al banco gastronomia di un supermercato, mentre ad un pubblico esercizio viene garantito solo la consegna al domicilio? Una clamorosa violazione delle norme sulla concorrenza – ha sottolineato – quando i ristoranti apriranno dovranno mantenere la distanza e significherebbe limitare se non dimezzare il numero dei coperti. Perché non proporre una deroga per la tassa sull’occupazione del suolo pubblico ed avvisare la sovrintendenza di non intromettersi burocraticamente, perche si rischia la sopravvivenza di imprese e tumulti di popolo. La stessa cosa per gli stabilimenti balneari, che avranno un ruolo per quel turismo di prossimità, con spostamenti brevi, in cerca di località sicure, che sarà caratteristico dei prossimi mesi. Oppure pensare ai negozi di abbigliamento, con perdite al 100%,con acquisti già fatti e pagati per la collezione primaverile e che aggraverà la liquidità delle imprese.Perchè non pensare ad azzerare tasse regionali e locali, che sono una beffa per chi non ha potuto aprire nemmeno i propri negozi; e chiedere la sospensione dei canoni dì affitto ai locatori degli spazi dedicati, o la rinegoziazione.Oppure pensare alla liberalizzazione dei saldi promozionali? Incentivare lo shopping in centro con la gratuità dei parcheggi? O gli alberghi che hanno visto disdette al 90%,sollecitare un credito di imposta che possa incentivare quel turismo di vicinanza, che sarà caratteristico per i prossimi mesi. Deve cambiare anche il ruolo delle organizzazioni – ha concluso – e bisogna incalzare la politica con proposte e indicazioni, come ha fatto la Cpc, nella consapevolezza che si tratta di un rischio economico, sociale, occupazionale, che se non risolto in breve potrebbe vedere distrutto un comparto economico determinante per lo sviluppo di Civitavecchia. Per ottenere cose mai avute bisogna fare cose mai fatte”.