CALCIO Annullare tutto e ripartire come se fosse l'anno zero: la Lnd farebbe la scelta più saggia Non si può tornare a giocare
MATTEO CECCACCI C’è chi ancora crede o spera di poter tornare a giocare sul proprio terreno di gioco contro un avversario di qualsiasi altra squadra per concludere il campionato. C’è chi ha una voglia matta di assaporare nuovamente quel sintetico che a tutti i giocatori di calcio ormai manca da più di due mesi, ma non si può tornare a giocare. Non si può.In Italia in questo momento si sta cercando di far ripartire la Seria A e se il governo con il ministro dello Sport Spadafora ci sta lavorando giorno e notte, la Germania intanto ha dato il via libera per far concludere la Bundesliga. Ovvio però che tutto questo non può essere paragonato ai campionati dilettantistici, come la Promozione o l’Eccellenza. L’indotto che c’è dietro è minore e il rischio di incorrere a problemi di salute a causa del Covid-19 è molto più alto. Ma ci avete mai pensato che cosa dovrebbe fare un club per poter ripartite soltanto con gli allenamenti? Dalle piccole ma fondamentali regole da rispettare, come la distanza da mantenere di almeno due metri – cosa assai complicata per uno sport collettivo come quello del calcio – tutte le società dovrebbero chiudere gli spogliatoi, dentro ai quali ci potranno essere soltanto tre persone alla volta per poi proseguire con gli ingressi contingentati, poi dispenser di igienizzanti all’interno dell’impianto sportivo e sedute di allenamento, sempre se riprenderanno, a porte chiuse. C’è da dire che per gli sport collettivi, diversamente da quelli individuali, potranno riprendere gli allenamenti da lunedì 18 maggio, con i calciatori che non sapranno ancora se la stagione terminerà oppure no.In corso c’è un braccio di ferro tra stato e federazione che sembra essere interminabile. Ci sono società in crisi che allo stesso tempo, come se fossero dei bar o dei ristoranti, rischiano di non poter riaprire più il cancello del proprio impianto sportivo per la prossima stagione. Un brutto guaio che si spera possa non realizzarsi mai. Questi club aspettano risorse economiche, incentivi, ma soprattutto un piano concreto per la prossima regular season, che di sicuro non inizierà a settembre. Per fortuna ci sono ancora società locali e non che riescono a pagare gli stipendi ai propri giocatori nonostante un bilancio pari a 0. Ma adesso? Tutti sono nelle mani delle istituzioni. Istituzioni che dovrebbero essere il punto cardine delle società che oggi sono ferme a causa di una pandemia ma che in questo momento, giustamente, esigono le giuste risposte.Ma il campionato non deve ripartire. Si deve ricominciare dall’anno zero. Niente promozioni, playoff, playout e tantomeno retrocessioni. Qualcuno purtroppo se lo scorda, ma c’è una pandemia in corso. Si deve tornare in campo quando c’è piena sicurezza. Chi pensa di tornare a giocare soltanto per poter ricevere i soldi perché il calcio è il suo unico mezzo di sostentamento sbaglia. Società, istituzioni e federazioni hanno già fatto qualcosa, seppur in minima parte, hanno già fatto e continueranno a fare, ma se la maggior parte di addetti ai lavori ancora oggi continua ad essere scontenta un motivo ci dovrà pur essere. Ok il Bonus Sport di aprile, ma non è bastato. Anche perché dopo il Bonus Sport cosa c’è stato? Che altro hanno fatto poi?Oggi è così purtroppo e non ci si può fare niente. Bisogna essere consapevoli del presente.