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    Cultura e Spettacoli
    Pubblicato il 24 Luglio 2020
    Pubblicato il 24 Luglio 2020

    Successo per la presentazione di Gino Saladini del libro di Massimo Lugli sul delitto dell’Idroscalo Pasolini, un mistero irrisolto

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    Pasolini, un mistero irrisolto
    Da sinistra: Massimiliano Grasso, Massimo Lugli e Gino Saladini

    Il cronista ha ripercorso la vicenda che portò alla condanna di Pino Pelosi

    «Se mi chiedete chi penso che abbia ucciso Pasolini e perché, possono rispondere solo con 3 parole: non lo so». E’ iniziata con questa sintesi estrema di
    Massimo Lugli la presentazione del libro del giornalista e scrittore “Il giallo Pasolini. Il romanzo di un delitto italiano” avvenuta giovedì sera davanti al Teatro Traiano, nell’ambito degli eventi organizzati dall’assessorato alla Cultura del Comune di Civitavecchia. Ad intervistare Lugli come già negli anni scorsi, la coppia formata da Gino Saladini
    e dal vice-sindaco (tornato nei panni del giornalista) Massimiliano Grasso.

    Una serata piacevole e interessante, due ore volate via tra i racconti di uno degli ultimi veri cronisti di “nera” italiani e gli intermezzi musicali apprezzatissimi, con il duo Tiziano Leonardi ed
    Elisa Viscarelli al pianoforte ad accompagnare la voce di Marco Manovelli.

    «E’ un mistero irrisolto perché Pino Pelosi
    – dice Massimo Lugli – inizialmente di fatto si auto-accusò, dopo tacque per trent’anni, poi cominciò a parlare e straparlare cercando di guadagnare quanto più possibile dalle interviste che gli proponevano. Pino la rana è morto portandosi nella tomba quanto solo lui sapeva: perché l’unica cosa certa è che quella notte lui all’Idroscalo di Ostia c’era quando Pasolini venne massacrato e ucciso. Chi altro ci fosse e chi abbia materialmente ucciso PPP, visto che addosso a Pelosi non furono trovate tracce di sangue e che i vestiti che lui ha sempre detto di aver lavato poco prima di essere fermato alla guida dell’auto di Pasolini, in realtà erano completamente asciutti. La verità, tra il delitto politico e quello omofobo, probabilmente è una terza via spuria: Pelosi potrebbe aver fatto da esca per una
    “batteria” che a quei tempi a Roma aggrediva e rapinava omosessuali che si appartavano. Perché poi avessero agito in modo così cruento ed efferato, massacrando letteralmente Pasolini, questo non lo so».

    E poi domande anche dal pubblico, su come avrebbe giudicato Pasolini i tempi di internet e dei social, e l’avvento del berlusconismo in Italia negli anni 90, fino al confronto con le indagini su altre
    storiacce di Roma degli ultimi 40 anni, come il delitto di Via Poma, al centro dell’ultimo libro di Massimo Lugli, uscito proprio ieri e che il 4 settembre riporterà a Civitavecchia l’ex giornalista di
    Paese Sera e Repubblica, sempre particolarmente apprezzato con il suo modo diretto, appassionato ma al tempo stesso garbato di raccontare omicidi e fatti violenti e il buio che cala sull’animo di chi li ha commessi.

    Quelle fughe nel buio a Largo Caprera

    ©RIPRODUZIONE RISERVATA

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