IL FOCUS Bilanci in rosso e poca voglia di iniziare le trattative: società senza speranze Calciomercato in stand-by, a febbraio squadre in campo senza nessuna novità
La crisi iniziata ormai da nove mesi scaturita dal Covid-19, persiste ancora oggi e a rimetterci sono tutte le società sportive, anche quelle di calcio, che si trovano vincolate a stare ferme negli uffici a braccia conserte. Il perché? I soldi scarseggiano, a dire la verità sono iniziati a mancare addirittura da febbraio e da quel mese è stato sempre più difficile andare avanti, nonostante la parziale ripresa dei campionati a settembre, poi sospesi appena dopo cinque giornate, era il 25 ottobre quando i giocatori dilettanti hanno disputato l’ultima domenica su un campo da calcio in sintetico.
Da una settimana il Comitato Regionale Lazio tramite il presidente uscente Melchiorre Zarelli ha reso noto il piano per la ripartenza, che vede le partite di recupero andare in scena dal 3 al 14 febbraio, per poi riprendere con regolarità i tornei dilettantistici. Ma la domanda è una: sarà tutto come prima? Al di là della formula conclusiva dei tornei, che ancora oggi sembra essere davvero un mistero, le squadre scenderanno in campo nuovamente uniti e compatti o si vedranno formazioni rimaneggiate, considerato il fatto che più del 50% degli atleti partecipanti esercitano una professione e hanno famiglia? Questo è un gran problema, visto che i match di recupero dovranno essere maggiormente giocati nel bel mezzo della settimana. Poi c’è la questione calciomercato: si sa, i bilanci sono in rosso e aprire trattative, in particolare per cercare di acquistare i big di categoria, sicuramente è cosa impossibile. Pochi club potranno permettersi questo, la maggior parte di società non hanno voglia e in cuor proprio sanno che obiettivamente è impossibile, mentre cercare di aggiudicarsi qualche giovane di talento – i fuoriquota – è una questione più fattibile. Starà alle società decidere. Certo è che questo calciomercato invernale 2020 non entrerà mai nel vivo.
Il Coronavirus vieta anche questo ed è l’ennesima mazzata per i numerosi addetti ai lavori che gravitano attorno all’ambiente calcistico.
Poi ci sarebbe il problema di quegli atleti che hanno deciso e stanno decidendo ancora oggi di rinunciare. Ma questa è un’altra storia. Una storia grave che riguarda in primis gli adolescenti del Settore Giovanile. E questa è una sconfitta, una bella sconfitta da digerire per presidenti, dirigenti e allenatori.
Mat. Cec.