CIVITAVECCHIA - Guerra aperta tra Università agraria e palazzo del Pincio. Botta e risposta tra il consigliere della Lega Pasquale Marino che aveva rivolto delle domande al presidente Daniele De Paolis e quest'ultimo che ha portato un durissimo attacco all'amministrazione Tedesco.

Senza entrare nel merito dell'intervento di Marino, De Paolis spara ad alzo zero contro l’amministrazione comunale: «Le commissioni consiliari - scrive - non raggiungono il numero legale e l’assemblea non può discutere e deliberare su due debiti fuori bilancio? Questo solo fatto, che certifica la mancanza di continuità amministrativa della giunta Tedesco, sarebbe bastato a far dimettere tutti i consiglieri comunali in un sussulto di dignità. Invece si preferisce dare la sponda a quello che da qualche giorno è diventato il vero sindaco di Civitavecchia, quel Vittorio Petrelli che è saltato sullo scranno abbandonato da Fratelli d’Italia e mantiene in vita un'amministrazione che non ha più forza propulsiva, rinnegando nel contempo il mandato che i suoi concittadini gli hanno affidato per smania personale di potere e bisogno ossessivo di visibilità».

Ma per il presidente dell’ente la situazione è divenuta poi surreale nel momento «in cui l’assise, che non aveva accettato di incontrare la Giunta esecutiva dell’Agraria, addirittura raccontando di convocare un’apposita conferenza dei servizi che mai si è tenuta, ha sempre disertato gli appuntamenti concordati - tuona De Paolis - non rispondendo nemmeno all’appello sollevato dell’Ente sulla questione dell’inquinamento ambientale che sta minacciando il patrimonio arboreo dei civitavecchiesi, invece riceve in audizione i cinque consiglieri dimissionari».

De Paolis parla di una città in ginocchio e invita «il sindaco Ernesto Tedesco, che in maniera incomprensibile si fa ancora tirare la volata da persone senza alcuno spessore politico come Pasquale Marino, nella sua qualità di unico garante della tenuta democratica di questa amministrazione comunale, a non accettare ulteriori provocazioni e prevaricazioni».

De Paolis si dice disponibile a ricevere consigli «ma ogni imposizione o minaccia - conclude duro - in materia di scelte aziendali o su questioni elettorali interne, non potrà che essere considerata una illecita ingerenza e come tale respinta al mittente con le conseguenze del caso».