Lo sfogo di un tarquiniese che grida “vergogna”: «Siamo stufi di essere considerati ultimi, quando invece la nostra professione segue a ruota quella di medici e infermieri» la denuncia «Vaccini, noi farmacisti completamente dimenticati, ma siamo camici bianchi»
TARQUINIA – Una vera e propria denuncia affidata ad un post social. Uno sfogo sicuramente legittimo che attende risposte precise. E’ quello di un farmacista di Tarquinia che lamenta la mancata chiamata per la vaccinazione.
«Questo è un post di denuncia – afferma il professionista – La denuncia è che noi farmacisti del Viterbese non siamo stati ancora chiamati per essere vaccinati. Errore? Incuria? Chi risponde di questo? È veramente assurdo che dopo aver portato avanti la nostra professione sanitaria anche in piena emergenza, senza mai e dico mai lamentarci, avendo fatto il possibile, comprese le consegne a domicilio per poter far arrivare i medicinali anche a casa di chi non poteva muoversi, riceviamo questo benservito».
«Vorrei ricordare – aggiunge – che i farmacisti sono gli unici e ripeto gli unici a poter dispensare farmaci, gli unici. E se chiudessimo le nostre farmacie? Se ci rifiutassimo di lavorare a battenti aperti? Se ci balenasse in mente questa idea, cosa succederebbe a tutti i nostri assistiti?»
«Eh si perché mentre molti medici di base e pediatri possono non ricevere e non rispondere, – prosegue il farmacista – noi siamo lì ogni santo giorno a ricevere e a rispondere. Eppure non siamo calcolati come essenziali, ma lo siamo. Molti storceranno la bocca, già lo immagino, ma questi molti che si credono grandi professionisti o grandi tuttologi sanno cosa significa essere farmacista? Penso di no. – sottolinea il professionista di Tarquinia – Forse non hanno un decimo della nostra preparazione. Probabilmente pensano che serviamo solo ad attaccare fustelle; invece no, cari signori, queste donne e questi uomini con un camice bianco che trovate nelle farmacie sono donne e uomini laureati, preparati, donne e uomini che continuano a studiare, che risolvono problemi quando il medico non si trova, non risponde, non c’è, fa il prefestivo, chiude perché c’è una pandemia, non visita perché ha paura, nonostante abbia fatto un giuramento. Ebbene noi siamo lì. Siamo lì quando non c’è nessuno, siamo lì quando c’è un’urgenza, siamo lì quando il pediatra non visita i bambini, siamo lì anche i festivi, i prefestivi, per Natale, per Pasqua: noi ci siamo. Siamo stufi di essere considerati come gli ultimi quando la nostra professione segue a ruota quella di medici ed infermieri, perché mettetevelo nella zucca che le persone cercano noi. Perché carissimi, siamo preparati, scrupolosi, ma soprattutto perché siamo presenti. L’unica parola è: vergogna».