Il periodo storico attuale ha rinchiuso anche le melodie e i suoni, ingabbiandoli nelle maglie delle limitazioni L’effetto della musica e la sua assenza
damiano carbonari*
Fin dai tempi antichi l’essere umano ha saputo filtrare la realtà del mondo che lo circondava grazie a vibrazioni, sensazioni, riverberi che si estendevano fino al profondo di ognuno di noi e di scandire la melodia del mondo. La musica ci accompagna, sempre, in tutte le sue controverse evoluzioni e variabili. Le sinfonie colmano i nostri giorni e riempiono gli spazi vuoti della nostra immaginazione. Il ritmo che la musica scandisce nella nostra vita è perpetuo, anche se in questo periodo storico ci sono state delle varie complicanze. Durante il periodo della prima quarantena è come se la nostra essenza fosse stata rinchiusa in un piccolo globo composto dalle nostre percezioni, posto dove rimase rinchiusa anche la nostra musica. I contatti erano assenti e così incombeva la preoccupazione del futuro, alla quale tutti eravamo impotenti. La mancanza ricevuta durante quei mesi veniva colmata da un suono scordato, limitato, spoglio. Proprio questa mancanza portò ancora di più a desiderare di lanciarci nel mondo, nel pieno delle nostre potenzialità. Sentimento che persiste tutt’ora nei cuori di noi giovani, che ogni giorno cerchiamo di dettare i ritmi della nostra canzone, di cambiare il modo di vedere le cose e la nostra musica. La verità è che è brutto non poter aver il controllo delle cose, del proprio strumento, della propria vita. Per ritirarci su stiamo imbracciando i nostri strumenti e stiamo cercando di accordare tutti il nostro mondo e gli ambienti che frequentiamo. Come se riuscissimo a farci cullare dall’effetto della musica. Fare la nostra musica, in un nuovo mondo, tutto da cantare, insieme.
*4BS Guglielmotti