L’intervento dell’operatore portuale che si appella all’intero cluster e al territorio Sergio Serpente: «Non si può continuare ad essere ostaggio di queste logiche, serve uno scatto d’orgoglio»
CIVITAVECCHIA – Un clima di veleni e di incertezze che rischia di dare all’esterno l’immagine di un porto dove si continua a lavorare in modo non sereno, nonostante l’impegno ed il cambio di rotta garantito dalla nuova guida dell’Adsp. Si dice preoccupato Sergio Serpente, storico operatore portuale, per le ultime vicende che stanno interessando lo scalo. «Non si può continuare ad essere ostaggio di queste logiche – ha tuonato – o di chi continua ad andare avanti nonostante la propria incapacità. Questo porto sembra soffrire della sindrome di potere decisionale purtroppo immeritato. E così invece di programmare e garantire quelle risposte efficienti e celeri che il mercato e i possibili investitori chiedono, si rallentano i processi, non avendone piena contezza e non seguendo l’evoluzione della logistica». Ci sono ad esempio alcuni traffici che, pur consolidati da anni, non riescono a ricevere oggi risposte immediate per il loro stesso incremento. Ecco perché Serpente si appella quindi all’intero cluster portuale e al territorio tutto, perché ci sia uno scatto d’orgoglio. «Se crediamo che il presidente Musolino possa rappresentare davvero quel cambio di marcia che tutti auspicavamo – ha aggiunto – occorre essere coesi per rilanciare il porto ed essere pronti ad intercettare eventuali nuovi traffici. Dobbiamo riscattarci, non ci meritiamo di essere visti come un porto litigioso. È paradossale vedere tutto questo, soprattutto quando una Commissione trasporti della Camera, all’unanimità, promuove e sostiene il rilancio del nostro scalo, garantendo il giusto sostegno al presidente, senza distinguo politici. Non pensavo si potesse arrivare a toccare il fondo così: bisogna alzare la testa – ha concluso Serpente – e dare l’immagine che questo porto si merita».
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