Il ladispolano ancora nel “vortice” della burocrazia per poter far valere i propri diritti Non riceve una multa e gli sequestrano l’auto e congelano il conto: l’odissea di un cittadino
LADISPOLI – Si è visto sequestrare l’auto e congelare il conto per una multa di 400 euro per eccesso di velocità risalente a quattro anni prima ma che non gli era stata mai recapitata. Protagonista della vicenda un cittadino di Ladispoli, dipendente pubblico, all’epoca dei fatti domiciliato in un altro Comune, lontano 700 km da quello balneare. Secondo quanto denunciato dal cittadino, nel 2015 era incappato in un autovelox «violando di ben 7 km/h il limite imposto per quella tratta stradale». La multa viene spedita a casa sua, dove però non si trova in quanto lontano da casa 700 km e impossibilitato a muoversi per tutto il periodo di lavoro. E nonostante esista una legge riguardo i diritti del contribuente che regola i rapporti tra pubblica amministrazione e cittadino dove sono previsti, in regime di buonafede reciproca, una serie di tutele a favore del cittadino, quella missiva non gli sarà mai recapitata; anzi, nel 2019 gli viene sequestrato il veicolo e congelato il conto. Il tutto durante il fine settimana, lasciando così senza disponibilità economica l’intero nucleo familiare. A quel punto il ladispolano, dopo una serie di chiamate e messaggi, finalmente riesce a capire che cosa fosse successo: il conto gli era stato congelato per una multa presa quattro anni prima e alla richiesta, alla società di recupero crediti del Comune, di chiedere alla banca di sbloccargli il conto, con la promessa di pagare entro due giorni, la risposta è un “no”. Dopo 8 giorni il ladispolano riesce finalmente a ritirare una raccomandata: «il decreto di pignoramento di questa società terza» dove però erano presenti una serie di incongruità, come ad esempio, che «il cittadino era debitore di almeno 60 istituti di credito nel panorama nazionale». Il decreto era inoltre «stampato con diversi caratteri», un copia e incolla, probabilmente, di diversi atti e per di più non firmato dal responsabile e contenente addirittura il bollettino postale per il pagamento della somma dovuta (che però nel frattempo la società aveva provveduto a recuperare congelando il conto del malcapitato). Dopo l’ennesima Pec finalmente la società, comunicando con la banca del malcapitato, sblocca il conto. Ma il danno è ormai fatto: a causa di quel conto congelato il malcapitato è ormai una persona non affidabile, per le banche, a cui fare credito. Ma non finisce qui. Visto quanto successo sulla sua pelle, il ladispolano inizia a inviare una serie di Pec, tutte regolarmente protocollate, per chiedere di prendere visione degli atti relativi all’appalto alla società incaricata dalla riscossione delle multe. Richiesta che, nonostante il parere favorevole del difensore civico in possesso del Comune, non ha mai ottenuto. Ma spulciando il sito del Comune, è emerso che «esiste un contratto in forma pubblico amministrativa del 2009 con questa società terza regolarmente registrato e vidimato, ma, in barba al vecchio codice degli appalti – denuncia l’uomo – e ai limiti imposti, viene rinnovato con ben un anno di ritardo dalla scadenza quadriennale, senza passare peraltro dal Mercato elettronico della Pubblica amministrazione, per l’importo di 870mila euro e liquidato in pari anno (2014) per il medesimo importo; non solo nel bilancio di previsione dell’anno appena indicato, emerge che avevano messo in bilancio la somma di 1.100.000 euro quale importo ricavato dalle sanzioni stradali; in pratica il Comune ha pagato una società terza 870 mila euro per incassarne 230mila. Compito che potrebbe svolgere il Comune stesse se avesse nelle sue fila personale di spessore e qualità». Una vera e propria odissea nel ginepraio della burocrazia che ancora non finisce neppure per poter tutelare e far valere i propri diritti dopo gli errori della pubblica amministrazione subiti.©RIPRODUZIONE RISERVATA