Accolta con favore la sentenza della Corte d’Assise che ha condannato Sergej Malaj a 24 anni di reclusione La comunità di Tolfa si stringe attorno alle figlie della maestra Diva Compagnucci: «Giustizia è fatta»
TOLFA – “In paese tutti ci stringiamo intorno alle figlie e ai famigliari dell’indimenticabile maestra Diva Compagnucci: finalmente con la sentenza di martedì è stata fatta giustizia per quello che è stato un delitto terribile che ha sconvolto tutti qui in paese e che nessuno potrà mai dimenticare: quel giorno nefasto è stata scritta una delle pagine più brutte e macabre della storia di Tolfa”. Questo il commento unanime di tanti tolfetani all’indomani della sentenza della Corte d’Assise che ha condannato Sergej Malaj (autore dell’efferato omicidio avvenuto il 25 ottobre 2019 a Tolfa) a 24 anni di carcere più 3 in una struttura di cura. I carabinieri, con un’indagine lampo, dopo poche ore dall’omicidio della signora Diva Compagnucci, amata e stimata maestra attivissima nella vita sociale del paese, trassero in arresto il giovane cittadino albanese di 23 anni, Sergej Malaj accusato di aver ucciso a pugni la 91enne. A ritrovare il cadavere della donna in quel giorno funesto furono le figlie della signora Diva, le quali allertarono immediatamente i carabinieri del Nucleo operativo e radiomobile della Compagnia di Civitavecchia e della Caserma di Tolfa e questi con celerità intervennero: la donna aveva il volto tumefatto per i pugni ricevuti e l’appartamento risultava messo a soqquadro e, quindi, vennero avviati immediatamente i rilievi scientifici nell’appartamento dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Ostia per acquisire informazioni utili per la ricostruzione dell’evento. Contestualmente ci fu una vera e propria ”caccia all’assassino” attraverso l’acquisizione delle informazioni dei vicini e la verifica dei sistemi di videosorveglianza nei pressi dell’abitazione: tutto ciò portò al giovane albanese, figlio di una collaboratrice domestica della donna, che era stato visto accedere nel condominio della vittima. Lo stesso venne rintracciato all’interno della sua abitazione e, nel corso della perquisizione, vennero rinvenuti alcuni indumenti con tracce ematiche, mentre altri sono stati trovati nella lavatrice. Dopo le brevi indagini e il processo veloce si è arrivati alla sentenza. Molto provate le figlie della signora Diva a cui ogni seduta del processo ha riaperto con dolore le ferite. Le due donne, a poche ore dalla sentenza commentano così: “Siamo molto provate, perché è una situazione veramente brutta e dolorosa. Abbiamo fiducia nella magistratura. Le indagini sono state veloci e ben fatte e anche il processo è stato celere e tutto si è svolto con serietà e regolarità. Ringraziamo l’operato del pm e delle forze dell’ordine che hanno eseguito le indagini e ringraziamo il nostro legale. Purtroppo non c’è nessun vincitore al termine di questo processo, perché nessuno ci ridarà nostra madre e di certo non si possono mettere a posto le cose. Siamo soddisfatte perché è stata riconosciuta la pericolosità dell’imputato autore di un tale efferato omicidio. Restiamo in attesa di capire le motivazioni che hanno condotto al riconoscimento della parziale infermità mentale. E’ stato talmente terribile ciò che è accaduto ch
e non si può raccontare. Abbiamo fiducia nella magistratura e nella legge”. Il sindaco Luigi Landi dopo la sentenza ha commentato: “Anche se è passato del tempo mi sento ancora sconvolto per quanto accaduto. Diva è stata una tolfetana speciale ed esemplare per Tolfa a cui volevo bene e mi sentivo molto legato. Non entro nello specifico della condanna ma condivido pienamente le parole delle figlie e come primo cittadino in rappresentanza di tutta la comunità di Tolfa mi sento vicinissimo a tutta la famiglia di Diva”.