AUTOPRODUZIONE Astorre e Lamparelli (Pd) bocciano il suggerimento dell’Antitrust Autoproduzione, per Astorre e Lamparelli ”una modifica scorretta”
CIVITAVECCHIA – Abrogare la norma che limita il diritto all’autoproduzione delle operazioni e dei servizi portuali per sostenere la competitività dei porti italiani e fornire ulteriori stimoli all’efficienza dei gestori dei servizi portuali. È questo il senso di quanto suggerisce l’ Antitrust nella segnalazione inviata al Governo sulle proposte per la legge sulla concorrenza. Un suggerimento bocciato da lavoratori, sindacati e politica.
Il senatore Bruno Astorre, segretario Pd Lazio, e Rocco Lamparelli, responsabile mobilità del Pd Lazio hanno sottolineato che «la modifica che suggerisce l’Antitrust al Governo è, a nostro avviso, scorretta – spiegano i due dem – poiché danneggia, invece che incoraggiare, lo sviluppo dei porti. Inoltre, quello che l’Autorità propone, non supporta gli stessi lavoratori del settore. Chiediamo quindi al governo di non dare seguito alle richieste fatte dall’Antitrust e di formulare altre soluzioni per l’ampliamento e lo sviluppo delle aree portuali. Il suggerimento inviato dall’Antitrust, che di fatto favorirebbe la totale liberalizzazione dei servizi tecnico-nautici e la stessa autoproduzione, porterebbe tutta la categoria a fare un passo indietro – hanno ribadito Astorre e Lamparelli – e metterebbe duramente a rischio la sicurezza degli stessi lavoratori perché non correttamente formati per il mestiere. Riteniamo importante la concorrenza tra le imprese, ma questa non deve essere “imposta”, poiché porterebbe certamente a un dumping contrattuale».
Chiaro il messaggio anche della Compagnia portuale: «Che sia chiaro a tutti. Dai governanti agli armatori, passando per l’Antitrust: questo è il nostro lavoro e lo difenderemo fino alla morte». Per Filt-Cgil, Fit-Cisl e Uiltrasporti «asserire che obbligando il personale marittimo alle operazioni di carico e scarico delle navi porterebbe maggior sviluppo significa non conoscere i porti e scegliere di stare dalla parte di alcune imprese a danno del sistema complessivo e a danno dei lavoratori. La modifica non porterebbe maggior sviluppo nei porti bensì maggior sfruttamento. I porti si sviluppano con collegamenti terrestri migliori e più veloci, con adeguamenti infrastrutturali per vocazione specialistica, con investimenti immateriali per connessioni più efficaci, con procedure più snelle nei controlli alle merci».