Caso Gagliardini, ascoltati i consulenti di parte civile: Flavio non avrebbe dovuto continuare a giocare
CIVITAVECCHIA – Lo avevano già evidenziato, nel corso della scorsa udienza, i consulenti della Procura, il professor Luigi Cipolloni ed il cardiologo Carlo Gaudio. E lo hanno ribadito anche ieri i periti di parte civile, il medico legale Gino Saladini ed il cardiologo Silvio Romano, professore associato presso l’Università degli Studi de l’Aquila: il calciatore Flavio Gagliardini non avrebbe dovuto continuare a giocare.
I due medici, infatti, sono stati ascoltati ieri nell’ambito nel processo per la morte del giovane atleta, avvenuta ad ottobre di sei anni fa mentre si stava allenando con la sua squadra sul campo di calcio del Dlf. Entrambi hanno confermato quanto già messo in evidenza nelle relazioni medico legali e cioè che le visite alle quali era già stato sottoposto Gagliardini avrebbero dovuto indurre i medici a disporre accertamenti di secondo e terzo livello. E in questo modo sarebbe stata evidenziata la problematica che avrebbe portato al decesso del ragazzo. Esami approfonditi, dunque, fondamentali per Gagliardini. Anche per i due consulenti di parte, inoltre, la grave aterosclerosi coronarica riscontrata in sede di esame autoptico sarebbe stata già presente con la prima sincope del 2013. Patologia che, riscontrata per tempo, avrebbe dovuto spingere a stoppare l’attività agonistica del calciatore.
Il processo intanto si avvia alle sue battute finali. Nella prossima udienza, quella del 23 settembre, si inizierà con l’ascolto dei consulenti della difesa, per arrivare poi, se non ci saranno rallentamenti, a chiudere il dibattimento al massimo nei primi mesi del 2022.