Ricerca di Fillea Cgil, ma preoccupa la difficoltà a reperire personale specializzato “Imprese edili impegnate nell’accesso al superbonus”
Roma – “Su un campione di oltre 100 aziende intervistate, rappresentative delle varie classi dimensionali e impegnate nell’edilizia privata, al netto dei tempi di uscita graduale dal Covid, il 96% si dice già impegnato in progetti, studi, approfondimenti per accedere al super bonus o ad altri programmi di riqualificazione o di messa in sicurezza anti sismica. Praticamente il 70% ritengono di incrementare i propri fatturati di almeno il 30/35% tra il 2021 e 2022 (il 13% dicono di meno, il 17% addirittura oltre il 35%)”. Lo ha detto Alessandro Genovesi, segretario Generale Fillea Cgil, intervenendo al convegno online “Formare per il Green Building”. “Solo il 13% delle imprese ritiene che non ha o non avrà problemi a trovare lavoratori specializzati (coibentisti, carpentieri metallici, montatori specializzati, tecnici di cantiere, coordinatori dei lavori, progettisti di bio edilizia), mentre ben l’87% si dice abbastanza (43%) o molto (44%) preoccupato nel trovare lavoratori specializzati, sia operai che tecnici. Il rischio di non trovare lavoratori specializzati è addirittura la seconda preoccupazione in assoluto (erano possibili risposte multiple) dopo la questione “burocrazia””, ha spiegato il leader degli edili Cgil.
Secondo lo studio Fillea, il 62% degli intervistati si dice infatti preoccupato delle troppe norme autorizzative; il 48% si dice preoccupato nel trovare lavoratori professionalizzati per soddisfare tutta l’eventuale domanda; il 33% si dice preoccupato sulla durata degli incentivi oltre il 2022; il 27% si dice preoccupato della concorrenza sleale di altri imprenditori; il 18% si dice preoccupato dei costi delle materie prime. “Infine abbiamo un problema di pochi giovani e di sotto inquadramento diffuso, cioè di non riconoscimento professionale dei lavoratori. Un serpente che si morde la coda perché, anche se a fronte di maggiori conoscenze e saperi questi non vengono riconosciuti in termini di livello e salario, noi creiamo un disincentivo per tutti ad investire su competenze ed innovazione”, ha avvertito Genovesi.
Il 69,9% delle figure operaie è inquadrato tra il primo e secondo livello, solo il 19,7% è inquadrato come operaio di 3° livello (specializzato) e solo il 6,3% dal 4° livello in su (meno cioè di 32 mila persone) (dati 2020). “Se prendiamo la fascia dei lavoratori 18-29 anni innanzi tutto sono poco più del 10% del totale (siamo un settore “agé” e anche questo frena l’innovazione) e solo il 4,5 % di loro è al 3° livello; solo lo 0,9% degli under 29 è inquadrato dal quarto livello in su”, ha concluso Genovesi.