Il presidente di Civitavecchia 2000 invita a salvare il luogo di culto Chiesa dell’Immacolata a rischio, Scotto: «Abbiamo perso l’importanza di avere fede»
SANTA MARINELLA – “La siccità della vera fede, siamo diventati un popolo di assetati. E chi dovrebbe darci da bere preferisce guardare oltre e dirigere il getto d’acqua verso altri luoghi. Abbiamo perso quasi totalmente l’importanza di avere fede e di rispettare il culto della nostra religione vissuta realmente e nella maniera più conforme alla verità”. Così si esprime Alessandro Scotto, presidente dell’associazione Civitavecchia 2000, sul progetto che consentirà di realizzare dieci palazzine in un terreno a Santa Severa dove da anni c’è una chiesa e un monastero che stanno per essere abbattuti. “Abbiamo in questa nostra Italia le fonti migliori a cui abbeverarci – continua Scotto – ma le stiamo distruggendo sistematicamente senza riuscire a fermare quello che ormai è diventato un conclamato processo degenerativo. Per salvare la chiesa e il convento dell’Immacolata, è stata fatta una petizione online, sono stati scritti una miriade di comunicati per sensibilizzare i cittadini ad opporsi a quello che rappresenta l’ennesimo scempio. Uno scempio e una vergogna che hanno creato la dimensione nella quale mollemente galleggiano le coscienze di quanti restano immobili e privi di ribellione di fronte a tutto questo. A voi, che fate politica raccontando alla gente l’importanza della lotta per la verità, e a voi, che dagli altari e dai posti di guardia professate la giustizia delle cose del cielo qui sulla terra, chiediamo questa è forse la soluzione che meritano le nostre anime? Volete abituarci a non dare valore più a nulla? Non sapete che quel luogo potrebbe essere una possibilità per quanti hanno bisogno di un aiuto concreto soprattutto in questo tempo di forte smarrimento pandemico e non solo? “C’è già un comitato di difesa pronto e una rete di associazioni che si offrono per operare all’interno di questa splendida struttura – conclude Scotto – prodigandosi per i più deboli e i bisognosi”.