Il titolare delle delega gestionale uffici e servizi dell’Agraria Damiria Delmirani replica alle accuse del consigliere della Lega Pasquale Marino e ricorda il lavoro svolto dall’ente per ridurre spese e sprechi «Avversione politica nei nostri confronti»
Parla di avversione, tutta di natura politica, Damiria Delmirani, titolare di delega gestionale uffici e servizi dell’Università Agraria, nel replicare al consigliere della Lega Pasquale Marino. Avversione esplicita e sempre più chiara «mentre sta andando avanti – spiega Delmirani – la procedura di controllo contabile delle gestioni amministrative pregresse. A Pasquale Marino piace giocare ma non è capace di farlo con le carte sul tavolo». L’ordinanza del Tar del Lazio, «dichiara che non ha vinto, per adesso, nessuno – ha evidenziato Delmirani – e sottolinea la prevalenza di un generico interesse ambientale, anche nella notoria considerazione che il periodo invernale non consenta l’agevole prosecuzione dei lavori e quindi non concede la sospensione del blocco dei lavori. Lo stesso Tribunale, ed anche su questo il silenzio di Pasquale Marino è colpevole ed interessato, sottolinea che i numerosi tavoli tecnici convocati allo scopo di cercare una giustificazione alla delibera di sospensione dei lavori ancora non sono riusciti a trovare motivazioni chiare, condivise e condivisibili. Quest’incertezza, dalla quale trapela soltanto la necessità di proseguire la guerra all’attuale governance dell’Università Agraria di Civitavecchia, provocherà con buone probabilità la perdita dei ricavi dalla raccolta di olive su circa 100 ettari di oliveto». Delmirani ha quindi ricordato che il lavoro svolto dall’ente in questi anni, «che ha ridotto drasticamente le spese, e con queste anche gli sprechi, dà fastidio a quella politica che ha sempre considerato questa istituzione terra di conquista e sfruttamento. Stiamo predisponendo un libro bianco sugli sprechi che stiamo ancora riscontrando a partire da una decina di anni in qua – ha aggiunto – si pensi che non sono mai stati stampati i libri sociali obbligatori, attività in corso dalla quale sta emergendo una gestione del passato, quella sì, allarmante. Valga, tanto per fare degli “esempi” lo sperpero dei costi di carburante che, oggi con le macchine agricole in uso, non superano i 3.000 euro annui, contrariamente alla spesa sostenuta fino al 2014 con punte di 11.000 euro annui. Nessun organo di controllo ha visto, relazionato e censurato. Non parliamo ancora dei casi di legittimazione, le cui quote, che dovevano essere versate annualmente, ad un certo punto scomparivano dai flussi, fino a quando i legittimati, dovendo vendere o affrancare, riapparivano vantando poi la prescrizione sulle quote non versate. In questa sede non aggiungeremo gli illeciti perpetrati e che stiamo perseguendo. Evidenziamo tuttavia che negli anni gli organi di controllo sono stati colpevolmente assenti. Ecco, noi siamo stati in grado di razionalizzare le spese di gestione e quelle di esercizio ed invece di darcene merito – ha concluso Delmirani – la politica del bancomat ci attacca ed ostacola».
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