Alla sbarra il solo presidente della commissione. Ammessi oltre 70 testi, prossima udienza a maggio Concorsopoli, il processo parte con un rinvio. Miroli: «Leso il diritto di difesa dell’imputato»
CIVITAVECCHIA – Un’udienza tecnica, come era scontato che fosse, quella di ieri in Tribunale per l’avvio del giudizio immediato nei confronti del presidente della commissione giudicatrice del cosiddetto “concorsone” di Allumiere, Andrea Mori.
L’avvocato difensore Andrea Miroli, infatti, ha avanzato una serie di eccezioni andando a sollevare, in modo particolare, delle criticità relative al rispetto del diritto di difesa. «A seguito della richiesta di giudizio immediato – ha infatti spiegato il legale – la Procura ha fatto ricorso a cinque integrazioni probatorie, l’ultima soltanto il 7 dicembre scorso».
Per esercitare in modo corretto il diritto alla difesa, quindi, l’avvocato Miroli ha sottolineato la necessità di avere a disposizione il tempo utile necessario ad analizzare la documentazione prodotta «anche perché – ha aggiunto – sono presenti delle prove che, a mio avviso, non sarebbero utilizzabili ai fini del procedimento e quindi il termine è stato richiesto per specificarle più analiticamente».
Il giudice ha quindi accolto la richiesta della difesa, andando a rinviare l’udienza al 5 maggio prossimo quando verranno definite le eccezioni sollevate, aperto ufficialmente il dibattimento e ascoltati i primi tre testimoni del pubblico ministero: il maggiore dei carabinieri Marco Belilli che ha coordinato le indagini, il consulente tecnico della Procura e la titolare della società che si è occupata delle prove di preselezioni del concorso.
Mori è accusato dalla Procura di avere rivelato test e risposte ad alcuni candidati: secondo il magistrato Alessandro Gentile avrebbe anche modificato, in libero arbitrio, il bando del concorso che avrebbe portato alla selezione di 107 candidati anziché 20.
Fatto sta che il funzionario, per il quale il pm ha chiesto e ottenuto anche il divieto di recarsi a Tolfa e Ladispoli (comuni dei quali è dipendente), non lavora dall’inizio della scorsa estate ed è – ad oggi – l’unico imputato alla sbarra per la “Concorsopoli” che era partita dalle accuse mediatiche, nei confronti in particolare del Pd, per le assunzioni in Regione, che avevano portato anche alle dimissioni del presidente del Consiglio regionale del Lazio Mauro Buschini.
Dei fatti contestati a Mori, e dei presunti contatti telefonici che sarebbero emersi dai tabulati o dalle chat acquisite dall’esame dei telefoni sequestrati, nessuno riguarderebbe in alcun modo le persone dalle cui assunzioni sono partite le denunce pubbliche dalle quali poi è scaturita l’indagine che ha portato intanto al processo nei confronti di Mori e che vede al momento almeno altre 6 persone indagate in un procedimento connesso ancora aperto.
La Concorsopoli, insomma, ammesso che trovi fondamenti dal punto di vista giudiziario, oltre che politico, sembra ancora tutta da scoprire, rispetto a quelle che sono state le premesse eclatanti di un caso di respiro regionale, in cui ad oggi l’unico chiamato a rispondere in un’aula di Tribunale è un anonimo funzionario comunale di un paesino di campagna, che da solo avrebbe – secondo l’accusa – aiutato un’ottan
tina di persone, “piazzando” raccomandati provenienti da tutto il Lazio alla Pisana o nei comuni di mezza regione.
Per verificare l’effettiva rispondenza al vero di una tesi che lascia abbastanza perplessi, sarà interessante assistere a cosa emergerà dal dibattimento, che si preannuncia lungo e complesso: sono stati infatti ammessi tutti e 56 i testimoni citati dalla difesa e quelli della pubblica accusa, in totale una settantina di persone che dovranno essere ascoltate a partire dall’udienza del prossimo mese di maggio.
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