DELITTO ALLE SALINE Ossessionato dall’amore per una ricercatrice
TARQUINIA – Un omicidio per ossessione d’amore. La svolta nelle indagini sull’assassinio di Dario Angeletti, assume i contorni di un delitto passionale.
I carabinieri di Viterbo hanno fermato Claudio Cesaris, pensionato di 68 anni, indiziato di delitto di omicidio volontario del noto biologo marino e professore associato all’Università della Tuscia di Viterbo, trovato cadavere martedì pomeriggio in un’autovettura nel parcheggio sterrato nei pressi delle Saline, a Tarquinia.
IL PRESUNTO ASSASSINO UN EX TECNICO UNIVERSITARIO Il 68enne, originario del nord, esattamente di Pavia, è piantonato all’ospedale Belcolle di Viterbo dove è stato condotto a seguito di un malore sopraggiunto martedì notte durante la perquisizione nella sua casa, a San Martino al Cimino, e nel corso dell’interrogatorio che ne è conseguito. La stessa abitazione dove l’uomo vive in affitto è stata sottoposta a sequestro penale. Cesaris, pensionato, aveva lavorato come tecnico all’Università pavese presso il laboratorio di Eco-etologia dei vertebrati del dipartimento di scienze della terra e dell’ambiente. Ha svolto, in passato, importanti consulenze per enti pubblici e privati.
L’IRA OMICIDA PER GELOSIA Alla base di tutto, secondo gli inquirenti, ci sarebbe una follia generata dalla gelosia. Cesaris aveva un rapporto pregresso con una donna, una giovane ricercatrice, per la quale si era anche separato dalla moglie. La giovane si era però allontanata da Pavia, fino ad arrivare all’Università di Viterbo, per sfuggire a quel rapporto ormai finito e alle insistenze dell’uomo, evidentemente ossessionato dall’amore per la ragazza. Su di lui, secondo indiscrezioni, pesavano accuse di stalking. La ricercatrice in questione, ultimamente aveva stretto un’amicizia con Angeletti, una sintonia che disturbava Cesaris. E, probabilmente, proprio questo, avrebbe scatenato l’ira dell’ex tecnico universitario, che avrebbe reagito uccidendo il professore.
TELECAMERE, TESTIMONIANZE E TABULATI TELEFONICI Un delitto attorno alla quale la Procura di Civitavecchia (pm Alessandro Gentile) e gli investigatori si trincerano ancora dietro il più stretto riserbo. I militari sarebbero arrivati a lui seguendo anche le immagini video delle telecamere di sicurezza installate nella zona, fortemente volute dal sindaco Giulivi. Proprio quelle immagini mostrate al pensionato durante l’interrogatorio (immagini che hanno immortalato l’auto di Cesaris e il percorso da lui effettuato, utilizzando l’uscita secondaria) avrebbero causato il malore di Cesaris. Angeletti, secondo quanto ricostruito, martedì pomeriggio è stato freddato con un solo colpo di pistola esploso dall’interno dell’auto, sul lato destro del cranio. Il suo assassino sarebbe entrato con lui nell’abitacolo della macchina, gli avrebbe sparato ed sarebbe poi fuggito. A stringere il cerchio su Cesaris anche i controlli dei tabulati telefonici.
IL MISTERO DELL’ARMA E’ tuttavia ancora da chiarire l’eventuale ritrovamento dell’arma. Cesaris aveva un regolare porto d’armi e possedeva una pistola. Da capire, però, se il bossolo ritrovato mercoledì mattina possa essere compatibile con la ferita rinvenuta sulla testa del professore. Nessuna notizia ufficiale, inoltre, è giunta in merito all’autopsia prevista ieri a Roma sul corpo dello stimato docente universitario. Si attende anche l’esito dell’esame dello stub cui è stato sottoposto l’uomo, che rivelerà l’eventuale presenza di polvere da sparo. Secondo quanto emerso nell’immediatezza del fatto, come si ricorderà, il medico legale aveva sollevato dubbi sulla natura del foro rinvenuto sul lato destro del cranio: un foro molto piccolo che non fornirebbe la certezza matematica che a provocarlo possa essere stato un colpo di pistola tradizionale, tanto che tra le ipotesi si era parlato anche di possibile pistola per maiali. Per quanto riguarda il bossolo, non sarebbe detto che si possa trattare del bossolo che conteneva l’ogiva, nel caso in cui si trattasse di un colpo di pistola beretta. Il calibro, infatti, non sarebbe compatibile con le dimensioni del foro. La certezza sull’arma usata dall’assassino, quindi, potrà fornirla solamente il medico legale. Dalla ferita, inoltre sarebbe fuoriuscito pochissimo sangue, tanto che il testimone che ha notato il corpo di Angeletti nell’auto, ha chiamato i soccorsi pensando che l’uomo fosse stato colto da malore.
IL RICORDO DEI DOTTORANDI Ieri, come pure oggi, le aule del Polo universitario di Civitavecchia sono rimaste vuote. I dottorandi hanno voluto ricordare il loro professore. «Il ricordo dei suoi insegnamenti sarà sempre con noi», hanno detto i dottorandi del Deb, il Dipartimento di scienze Ecologiche e Biologiche. «Una figura di riferimento per tutti gli aspiranti scienziati ambientali, biologi ed ecologi marini del nostro Polo didattico di Civitavecchia – hanno sottolineato – Insegnava ecologia applicata e tutela dell’ambiente marino, occupandosi di ecologia e genetica, tutela e conservazione dell’ambiente. Angeletti – ricordano gli studenti – lavorava proprio su uno studio avente ad oggetto le Saline di Tarquinia, il posto dove ha perso la vita. Tematiche con cui si era confrontato direttamente nella messa in opera di un grande progetto Life-Natura per il recupero e la valorizzazione della Riserva Naturale delle Saline di Tarquinia». «Lì ha continuato a svolgere con passione il suo lavoro fino agli ultimi giorni – hanno spiegato i dottorandi – anche coinvolgendo noi studenti dottorandi che abbiamo partecipato al suo seminario: per questo lo ricordiamo con immenso vuoto, ma soprattutto con profonda gratitudine».
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