ll commento al vangelo E noi che cosa dobbiamo fare?
Don Ivan Leto*
Nella terza domenica di Avvento detta anche “della gioia” (gaudete), il testo evangelico di Luca 3,10-18 ci presenta ancora la figura di Giovanni il battezzatore a cui tutti gli chiedono: “Che cosa dobbiamo fare?”, domanda che secondo alcuni studiosi entrò a far parte del rito battesimale della Chiesa primitiva. Si noti che il verbo “fare” è la parola chiave di questo dialogo, con il quale si mette in evidenza l’importanza delle opere prima dei sentimenti e delle teorie. La risposta del Battista che rivolge a tutti indistintamente è: condividere. Che nessuno sia senza mantello, mentre c’è chi ne possiede due. Che nessuno soffra la fame, mentre c’è chi possiede pane in sovrappiù. Dai pubblicani, considerati collaborazionisti e indegni del popolo, il Precursore esige che compiano con rettitudine il loro dovere professionale. Il Battista viene, inoltre, interrogato da alcuni soldati. La risposta che ricevono è quella di adempiere il loro dovere senza lasciarsi prendere dalla violenza e dall’estorsione. Giunto al vertice della sua popolarità, molti credevano che Giovanni fosse il Messia. Togliendo ogni dubbio, il Battista dichiara di essere indegno e che sta per giungere l’unico e autentico Salvatore in quale non battezzerà con acqua ma “in Spirito Santo e fuoco”. Ciò significa che il battesimo di Gesù supererà il rito di purificazione praticato nell’antichità e nel linguaggio di Luca si riferisce alla Pentecoste. Mediante l’allegoria del lavoratore che vaglia il raccolto, annuncia anche che il Messia che deve venire porterà a termine il giudizio escatologico. Cristo col suo fuoco ha accesso miriadi di vite con l’amore.
*Don Ivan Leto
parroco di San Gordiano
Diocesi Civitavecchia Tarquinia