I destinatari del Reddito di cittadinanza forniranno aiuto a domicilio ad anziani e disabili Bonus, i primi 10 arruolati nel sociale
LADISPOLI – Reddito di cittadinanza: si parte con i primi dieci residenti pronti ad essere arruolati dal Comune nel servizio di assistenza domiciliare. Un inizio a ranghi ridotti dopo anni di polemiche e ritardi imputabili alla pandemia ma soprattutto ad un sistema burocratico troppo contorto. L’iter non era approdato nemmeno ai navigator, le figure specializzate che fanno da collante tra i Centri per l’impiego e i destinatari del bonus. E la penuria degli assistenti sociali del comune di Cerveteri, fino a pochi mesi fa capofila del piano, non ha aiutato affatto.
Anzi, il progetto si è rivelato finora un vero fallimento nel suo meccanismo, perché se è vero che da un lato il provvedimento era stato concepito per fornire un aiuto concreto a tutte le persone che ne avevano bisogno, dall’altro c’è da dire che nessun beneficiario del sussidio statale è stato mai impiegato per lavori socialmente utili, come al contrario prevedrebbe il protocollo stabilito dal Ministero. Numeri alla mano, in entrambi i comuni, dovrebbero essere quasi 700 i cittadini da prendere in considerazione per svolgere delle mansioni a sostegno della collettività garantendo almeno 8 ore settimanali, arrivando ad un massimo di 16. Ricordando sempre che sono esenti i disabili, gli studenti e gli over 65. «Finalmente qualcosa si smuove – conferma Luca Quintavalle, consigliere comunale ladispolano e delegato ai Progetti di pubblica utilità per i fruitori di sussidi statali (in foto) – il primo Puc è stato attivato e a breve dieci nostri cittadini daranno il loro contributo. Si tratta di un’assistenza domiciliare leggera, nel senso che non potranno intervenire sul lato medico o fisioterapico sia chiaro, ma possono comunque dare una mano magari per i soggetti disabili o allettati».
Il piano è finalizzato perciò a fornire a domicilio dell’utente, compagnia, accompagnamento e disbrigo di piccole pratiche quotidiane: visite mediche, analisi, acquisti, semplici passeggiate ma anche fare visita alla persona anziana, aiutarla con la spesa, o semplicemente ascoltare le sue esigenze e i suoi bisogni.
Non è oro però tutto quello che luccica. Diversi residenti hanno perso il reddito dopo la scadenza dei 3 anni da parte del Governo e per molti è una beffa perché avrebbero voluto essere reinseriti nel mondo del lavoro. Lo spiega il titolare di una Caf. «In piena emergenza sanitaria – afferma Roberto Ussia – il Reddito ha aiutato tante famiglie a non morire di fame rivelandosi un sistema puramente assistenziale. Ci rendiamo conto che si tratta di una misura non strutturata che non ha creato lavoro. E le risorse sono pure terminate dopo i 36 mesi. La beffa ulteriore è che sul reddito dei cittadini sono stati contati i soldi percepiti relativi al bonus e così sul reddito Isee si sono trovati fuori limite».
Movimenti anomali. Negli ultimi mesi si è registrato una frequenza di accessi maggiore all’Anagrafe del municipio di piazza Falcone, soprattutto da parte dei cittadini stranieri. Ciò che balza subito agli occhi dei dipendenti sono le continue variazioni pretese: camb
i di residenza, modifiche dello stato di famiglia e separazioni. Con quale scopo? Semplice, secondo il sospetto del Comune: trasformarsi in un nucleo familiare autonomo, magari per restare nei parametri Isee idonei e ricevere il tanto agognato benefit del Governo.
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