IL GIALLO DI CIVITAVECCHIA Tossicologici, si attendono le prime risposte
CIVITAVECCHIA – L’incarico è stato ufficialmente conferito: sarà il dottor Luigi Cipolloni, su disposizione dell’Autorità giudiziaria, ad eseguire l’esame autoptico sul corpo di Inirida Roa, la donna venezuelana trovata morta nel suo appartamento di via Fratelli Cervi. Arriveranno quindi dal Verano le indicazioni utili a incanalare le indagini degli investigatori del commissariato di Civitavecchia, ma utili anche alla difesa che dovrà necessariamente tracciare una linea lungo la quale far marciare in fila indiana tutti gli elementi in grado di scagionare Gaetano Notargiacomo, il marito della 45enne trovata morta, al momento unico indagato di questa storia. Un quesito secco per il medico legale: Inirida Roa si è suicidata utilizzando quel sacchetto blu acquisito agli atti dalla Polizia, oppure con quello stesso sacchetto, è stata soffocata da qualcuno? Al momento sono tantissimi gli elementi che fanno pensare che possa essere stata proprio la donna a procurarsi la morte, seppure, alla base del primo grande dubbio degli investigatori, rimane l’aspetto della determinazione. Un suicidio di quel tipo, infatti, presuppone una volontarietà non indifferente, un’intenzionalità che difficilmente è in grado di lasciare spazio a ripensamenti dell’ultimo secondo. Un po’ come accade dietro le sbarre, quando i detenuti che non vedono nel loro futuro nessun barlume di miglioramento, decidono di farla finita con i mezzi a loro disposizione. Anche mettendo in conto i problemi psichici della donna, arrivare ad optare per un suicidio di quel tipo equivale a staccare la spina da qualsiasi affetto, compreso quello per i figli, in grado di dissuadere un individuo – magari in una frazione di secondo – da propositi dagli effetti irreversibilmente dannosi.
Ma è davvero il caso di Inirida Roa? No, secondo gli investigatori, che continuano a lavorare seguendo la pista dell’omicidio. Sì, secondo l’avvocato Anna Maria Guerri che difende Notargiacomo, che da subito ha tentato di fare chiarezza nel passato clinico della 45enne venezuelana, da dove il legale è sicuro che possa saltare fuori la verità. Una cosa è certa: un omicidio di quel tipo lo commette un freddo calcolatore, un assassino lucido in grado di premeditare un crimine quasi perfetto e di prevedere nel dettaglio non solo le reazioni della vittima ma anche le mosse di chi è chiamato ad indagare.
Ma Gaetano Notargiacomo siamo sicuri che abbia caratteristiche simili? D’altronde non ha sul corpo segni di colluttazione ed è difficile credere che una donna sorpresa alle spalle con un sacchetto di plastica utilizzato per soffocarla possa rimanere inerme senza tentare una minima reazione, senza lasciare alcun segno sul corpo del suo aggressore. Non sarebbe credibile, neppure se sorpresa nel sonno. L’unico particolare che potrebbe fare la differenza sarebbe la preventiva somministrazione di farmaci dall’effetto soporifero in grado di inibire ogni reazione. Ma siamo nel campo dell’azzardo: non è da escludere che in casa di una donna in cura al centro di salute mentale possano esserci farmaci da forte potere narcotico, e non può essere escluso che prima della morte per soffocamento non ne abbia fatto spontaneamente uso. L’esame sul cadavere servirà a fare chiarezza anche su questo particolare, mentre gli interrogativi riguardanti la triste storia di Inirida Roa rimangono.