Ascoltati come testi l’ex presidente dell’Adsp Di Majo e il responsabile del procedimento Perticara Pas, il processo entra nel vivo
CIVITAVECCHIA – Le deposizioni dell’ex presidente Francesco Maria di Majo e soprattutto del responsabile del procedimento dal 2018, Giantelemaco Perticara, hanno ufficialmente aperto la fase dibattimentale del processo sulle presunte false fatturazioni alla Pas, la Port Authority Security, società partecipata al 100% dall’Autorità di sistema portuale.
Con le deposizioni dei due testi del pubblico ministero Roberto Savelli, infatti, il processo è entrato nel vivo.
Un procedimento tecnico e documentale, fondato su una serie di carte alla base della lunga indagine durata circa tre anni e condotta dalla Polizia di frontiera, su delega della Procura della Repubblica.
Cifre, documenti, fatture e bilanci; ma anche responsabilità, controlli svolti o meno su servizi e corrispettive fatturazioni.
Attorno a questo ruota il procedimento penale che vede accusati a vario titolo di falso ideologico e peculato Massimo Scolamacchia, allora responsabile unico del procedimento e membro del controllo analogo per conto dell’Autorità Portuale, Fedele Nitrella, ex direttore tecnico e responsabile dell’organo interno di supporto e verifica per la vigilanza sui controlli alle merci e passeggeri destinati al traffico nazionale ed internazionale di Pas e Stefano Gazzano, ai tempi amministratore unico della Pas.
Poco meno di trenta minuti l’escussione dell’ex numero uno di Molo Vespucci, il quale ha ripercorso, di fatto, la storia della Pas, soffermandosi sul decreto da lui firmato e che andava ad autorizzare una fattura di 815mila euro a favore proprio di Pas per servizi resi nel 2018, “salvando” di fatto il bilancio della società in house, dopo che però l’ente stesso aveva contestato i presupposti di diverse fatture emesse dalla società nel 2018.
Su questo si è soffermato in modo particolare Perticara, nel corso della sua lunga escussione durata oltre due ore. A marzo 2018 era stato indicato come responsabile del procedimento e in aula ha ripercorso, di fatto, la storia delle fatturazioni da quel momento in poi, evidenziando come quanto fatturato per la verifica della qualità del servizio reso da Pas, a quanto pare, non avrebbe avuto riscontri concreti, risultando sostanzialmente ridondante rispetto a quanto già previsto dal contratto e dalla convenzione tra Adsp e la società in house. Tanto che la Pas, da aprile 2018, non fatturò più quel servizio.
Sotto la lente degli investigatori fatture per complessivi circa 1,2 milioni di euro, emesse tra il 2016 ed il 2018, con l’indagine che prese le mosse dalla denuncia dell’ex amministratore unico di Pas Umberto Saccone il quale segnalò una serie di movimenti poco chiari, con assunzioni, consulenze e pagamenti che finirono al centro dell’inchiesta della Polizia.
Come detto, la veridicità di queste fatture sarebbe stata messa in dubbio perché relative a servizi che non sarebbero mai stati svolti dalla Pas.
E proprio questo si vuole accertare nel corso del processo che, a novembre prossimo, nell’udienza successiva, vedrà come teste anche l’ex segretaria generale dell’ente Roberta Macii, oltre che uno degli
operanti della Polizia di Frontiera, chiamato a ricostruire l’indagine.
PRESUNZIONE DI INNOCENZA – Il soggetto indagato è persona nei cui confronti vengono effettuate indagini durante lo svolgimento dell’azione penale; nel sistema penale italiano la presunzione di innocenza, art 27 Costituzione, è tale fino al terzo grado di giudizio e la persona indagata non è considerata colpevole fino alla condanna definitiva.
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