CALCIO ECCELLENZA Il capitano non smentisce l’ipotesi di un suo addio, ma lascia intendere che le sue comunicazioni erano state rilasciate in un momento di stanchezza Gigi Ruggiero al bivio: proseguire con la Vecchia o cambiare rotta
MARCO GRANDE
Quante cose si dicono in momenti di stanchezza, senza magari delle volte rendersene conto! Più o meno è quello che sembra sia successo a Gigi Ruggiero, il quale nei giorni scorsi sembrava di essere decisamente convinto a lasciare il Civitavecchia Calcio 1920 per motivi personali, il tutto al termine della stagione corrente. Queste erano state le voci che si sono tramutate poi in sue dichiarazioni personali, comunicazioni che il centravanti storico dei nerazzurri riconosce tutt’oggi nel suo pensiero ma con la sola differenza che, come lui ha ammesso, le stesse potrebbero essere dettate dalla stanchezza derivata dall’enorme quantità di partite che con i suoi ha dovuto disputare quest’anno, riferendosi in particolar modo alle diciannove sfide giocate tra il sei febbraio e il trentuno marzo scorsi.Un’enorme quantità di gare che hanno compreso non solo il campionato ma anche la trionfale vittoria nella fase regionale della coppa Italia e l’avventura fatta di andata e ritorno contro l’Ossese nella fase nazionale della stessa; una mole quantitativa di match molto significativa anche per lui, che indubbiamente hanno comportato clima di novità e stress, visto che il Civitavecchia negli ultimi anni non è stato protagonista di questo tour de force di partite tanto prolungato.Ad oggi però c’è una non più residua speranza che il campione cresciuto nelle giovanili dell’Inter possa restare, come lui stesso ha lasciato intendere: «Ad anno nuovo – afferma il bomber tirrenico – ho fatto presente al Presidente che probabilmente non sarei rimasto al Civitavecchia la prossima stagione; tutto ciò era stato dettato dal fatto che i molteplici impegni tra Eccellenza e coppa Italia sono stati difficili da conciliare per me anche per quanto attiene il mio personale ambito familiare. Da allora l’idea, a lui riferita, di poter trovare destinazioni meno impegnative. Con questo smentisco categoricamente tutte quelle voci che hanno lasciato intendere uno screzio tra me e lui, come molti giornali locali mi avevano a proposito domandato: intendo invece precisare che, ancor prima che un patron, per me Patrizio Presutti è un fratello. Credo sia bene che tutti vi mettiate questo in testa; a fine stagione si parlerà a tavolino e si deciderà insieme sul da farsi per l’avvenire».Ruggiero resta comunque consapevole che, qualunque sia il suo futuro, il suo rapporto con la Civitavecchia calcistica lo ha segnato senz’ombra di dubbio in modo positivo: «Quando giocavo a Milano con l’Inter – continua uno dei giocatori più rappresentativi nella storia del club centenario – ricordo che sbarcai a Fiumicino per assistere ai playoff tra la squadra e il Budoni per accedere in serie D. Sono passato in prossimità dello stadio e ricordo benissimo che non c’era alcun posto in tribuna e che per vedere il match dovetti pertanto trovarmi un posticino isolato. Rimasi da subito impressionato da quello spettacolo di pubblico, sicché pensai che sarebbe stato bellissimo poter giocare per la squadra della mia città; poi, giusto appena due anni dopo e successivamente ad un’ esperienza col Perugia, fui chiamato dalla dirigenza nerazzurra, consapevole che passare dal professionismo al dilettantismo non fosse proprio la migliore azione da compiere per la mia carriera. Mister Caputo, al mio primo anno da under, mi diede la fantastica opportunità di scendere in campo; da allora tante furono le battaglie, molte delle quali furono vinte mentre altre vennero perse ma quanto mi sono divertito! Il solo fatto di aver rappresentato la mia città e di esserne stato capitano mi rende orgoglioso. L’approdo alla Compagnia Portuale a 25 anni e già con due figli, poi, mi ha dato l’opportunità di giocare e lavorare al tempo stesso: altre belle soddisfazioni con loro, come rappresentato dal successo in Promozione ma ci sono state al contempo delusioni, come la retrocessione dall’Eccellenza subito dopo. I momenti negativi non si sono limitati solamente al rettangolo di gioco, includendo episodi tragici che mi hanno coinvolto, come la morte di patron Sergio Presutti nel maggio di tre anni fa, gli strascichi della cui scomparsa ancora mi toccano oggi. Con la C.P.C. 2005 resta il memorabile ricordo della vittoria della coppa Italia, prima dell’approdo in questo triennio al Civitavecchia grazie alla fusione con i portuali, avvenuta proprio a giugno di tre anni fa: tre ottime stagioni con la Vecchia, che ci hanno portato a sollevare recentemente la coppa Italia regionale, il tutto a testimonianza di un lavoro a dir poco straordinario della società. Ad oggi sento solo parlare di Ruggiero e tutt’al più di Pippi, ma in molti dimenticano i nomi di numerosi giovani che non solo fanno parte del progetto ma che stanno crescendo in maniera esponenziale: da Mancini a Cerroni, passando per Fatarella. Il merito della società è stato proprio quello di valorizzare questi ragazzi, di puntare su di loro che li hanno a loro volta saputo ben ripagare; anche mister Castagnari in questo ha meriti indiscussi».Un Ruggiero a 360 gradi, quello che parla del suo percorso e che di fatto non chiude definitivamente ad un arrivederci a giugno. Già, perché non staremmo affatto parlando di addio nel caso, anche nelle più drastiche delle ipotesi: un addio può essere paragonato ad un “a mai più” mentre un arrivederci corrisponde ad un più razionale “a presto”, a prescindere se il fenomeno laziale continuerà a versare sangue e grinta per la causa nerazzurra o meno nei prossimi anni.L’unica certezza equivale ai prossimi centottanta minuti, quelli che vedranno il numero dieci giocare al Tamagnini la domenica dopo Pasqua contro il Ladispoli nel derby, prima che lui stesso replichi nell’atto finale contro la capolista e fresca vincitrice di titolo Pomezia.Un’occasione in più, o meglio due, per ricordare ai tifosi chi è Luigi Ruggiero e per gustarsi i numeri di uno dei giocatori più carismatici e tecnici che tutto il Civitavecchia abbia mai avuto nella sua più che centenaria storia.
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