"A TUTTO SPORT" Torna la rubrica settimanale a cura dell’ex nuotatore azzurro Damiano Lestingi Il contro boicottaggio di Los Angeles 1984
Nel quadriennio olimpico che puntava a Los Angeles 1984, non ci furono grossi segnali di boicottaggio sovietico. Anzi. Furono quattro anni alquanto importanti per il Cio, soprattutto per l’elezione di Juan Antonio Samaranch. Con la presidenza di Killanin si chiudeva un’era, caratterizzata maggiormente dalla ri-divisione (sportiva) della Germania e dalla contrapposizione tra Rpc e Taiwan. Una nota positiva fu la ricchezza nella casse di Losanna lasciata dalla presidenza del Lord inglese. Samaranch, da parte sua, si adoperò per evitare a tutti i costi un nuovo boicottaggio, questa volta sovietico-comunista, per Los Angeles 1984; favorì la lotta al doping, abbatté la dicitura di club “only men” nel Cio aprendo le porte a due donne come membri del Comitato, e fece aumentare anche la presenza femminile nelle gare offrendo la possibilità di gareggiare nella maratona. Si constatò il ritorno della RPC (Repubblica Popolare di Cina) nella famiglia olimpica dopo circa quarant’anni, e si aprirono le porte al capitalismo internazionale. Il presidente del Laooc (Comitato organizzatore delle Olimpiadi di Los Angeles) Peter Ueberroth fece entrare nella famiglia olimpica trenta multinazionali, tra cui Coca-Cola, Nike, Ibm e American Express, alcuni ancora oggi sponsor ufficiali). Vendette i diritti del logo olimpico anche alla nota catena di fast food McDonalds, che da Los Angeles 1984 mise il marchio olimpico sulle confezioni dei propri panini. Diede risalto alla cerimonia di apertura trasformandola in uno show, definito dai suoi detrattori una sorta di “americanata”. Il tedoforo, infatti, non entrò nello stadio correndo, come vuole la tradizione, ma spinto in volo da due razzi. Fu un edizione nel segno della tecnologia, che da Tokyo diede un effetto inumano alle Olimpiadi. Sotto il punto di vista delle relazioni internazionali tra i due blocchi, si registrò un certo appannamento della crisi dopo il boicottaggio di Mosca 1980.I consensi a tutte le risoluzioni di contrasto ai boicottaggi furono approvati e sottoscritti dai sovietici, dando la parvenza di una attenuazione della “Seconda Guerra Fredda” e facendo annunciare al neo presidente Cio che “le nuvole nere che si profilavano sul cielo olimpico sono svanite o stanno per svanire del tutto”.La posizione dell’URSS cambiò radicalmente agli inizi di maggio del 1980, quando, di colpo, con una nota ufficiale del comitato olimpico sovietico, si annunciò la mancata adesione dell’Urss e dei suoi atleti per mere condizioni di sicurezza. Viste le procedure contro i boicottaggi promosse da Samaranch, l’Urss affermò che “il clima costruito dagli americani, con sentimenti di sciovinismo nazionalista e isteria antisovietica, mettevano a repentaglio la sicurezza dei nostri atleti ed è per questo che il comitato olimpico sovietico si vede costretto a dichiarare l’impossibilità di partecipazione degli sportivi sovietici”. L’Urss e altri sedici paesi filocomunisti boicottarono i XXIII Giochi Olimpici di Los Angeles 1984. Nonostante l’assenza di oltre cento campioni del mondo in carica l’edizione fu la più partecipata fino a quel momento con oltre centoquaranta paesi aderenti.La Rpc e la Romania di Ceausescu non aderirono al boicottaggio, segnando un allontanamento dal filone di pensiero sovietico. Tuttavia, l’assenza dei sovietici era attesa dagli americani e si prepararono anni prima al boicottaggio, attenuando la crisi sportiva, e rendendo l’edizione a cinque cerchi una vetrina tutta americana.
A cura di Damiano Lestingi
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