L'adeguamento retroattivo della tariffa di accesso alla discarica deciso dalla Regione nel 2018 rischia di costare caro al Comune Rifiuti, il Tar respinge il ricorso: Civitavecchia rischia di dover pagare 1,6 milioni di euro alla Ecologia Viterbo
CIVITAVECCHIA – Un’altra brutta gatta da pelare per l’amministrazione comunale che, stando alla sentenza del Tar, dovrà versare arretrati per 1 milione e 600mila euro alla Ecologia Viterbo, società che gestisce la discarica dove Civitavecchia conferisce a “Casal Bussi”.
Nella sentenza si legge che il 26 maggio del 2014 il Comune ha chiesto alla società (che gestisce anche la discarica di servizio in località Le Fornaci) la “disponibilità ad effettuare il servizio di pretrattamento dei rifiuti solidi urbani del territorio del Comune, pari a circa 80 tonnellate al giorno”. Fin qui tutto bene con Ecologia Viterbo che accetta dopo pochi giorni e applica una tariffa ridotta di 67,15 euro a tonnellata, più oneri. A dicembre si esaurisce la discarica di Civitavecchia e il Comune chiede di poter ampliare il servizio andando a comprendere anche il conferimento dei rifiuti residui di lavorazione “derivanti dal processo di trattamento meccanico biologico”.
Dopo l’ok della Regione nel secondo semestre del 2016 Ecologia Viterbo inizia a fatturare al comune “l’intero servizio di pretrattamento e smaltimento dei rifiuti urbani presentati all’Impianto TMB, applicando la tariffa ‘intera’ (82,40 euro a tonnellata)”. Nel 2018 la Regione fissa la tariffa di ingresso all’impianto TMB della Ecologia Viterbo a “98,23 euro a tonnellata con decorrenza dal 1° gennaio 2009”.
Un aumento retroattivo di circa 16 euro a tonnellata che rischia di costare caro al Comune perché, come si legge nella sentenza, la Ecologia Viterbo avrebbe diritto ad “una somma non inferiore a un milione e seicento mila euro”. Ora il ricorso presentato dal comune di Civitavecchia è stato respinto dal Tar.
Dal Pincio, almeno per il momento, nessun commento anche se pare che l’avvocatura del Comune stia studiando la possibilità del ricorso al Consiglio di Stato, unica strada possibile oltre – ovviamente – al saldo degli arretrati.
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