Caro gasolio, il grido dei pescatori risuona al porto di Civitavecchia
CIVITAVECCHIA – È un grido di dolore quello che è stato lanciato questa mattina dal porto di Civitavecchia e diretto al Governo. Il grido di chi non ce la fa più ad andare avanti a queste condizioni, con il caro gasolio che oggi rappresenta la punta dell’iceberg di un sistema fatto di restrizioni e regole sempre più stringenti. Tanto che, lo hanno detto a gran voce oggi, uscire in mare è una remissione.
Circa 200 i pescatori che si sono dati appuntamento nel piazzale nei pressi di varco nord al porto provenienti da Lazio e Toscana: tutte le marinerie rappresentate che, in maniera unanime, hanno ribadito le preoccupazioni per una categoria “sempre più abbandonata. Ci sentiamo soli – hanno spiegato – quando vorremmo soltanto lavorare”. Lunedì le imbarcazioni lasceranno i moli, dopo questi giorni di fermo, e fino a novembre garantiranno la loro presenza in mare. “Ma a novembre vogliamo risposte concrete e decise – hanno concluso – su tutta una serie di aspetti e di problematiche. Altrimenti la protesta si farà più incisiva. Oggi la pesca è in rianimazione: stiamo morendo, basta davvero poco. Un settore ormai in agonia”.
Da varco nord la protesta si è spostata alla Darsena Romana con i pescatori che, in corteo, si sono spostati per far sentire la loro voce a tutto il porto. Dell’argomento se ne è parlato stamani a news&coffee con il segretario della Uila Lazio Nord Massimiliano Sardone.