[email protected] La caduta del governo Draghi e i Don Abbondio della politica di oggi
La responsabilità della caduta del governo Draghi va ascritta tutti i partiti perché ognuno ha cercato di portare l’acqua al suo molino. Del resto con l’approssimarsi delle elezioni ognuno ha manifestato il suo pensiero in funzione dei voti, senza curarsi minimamente di quello che è l’interesse primario, cioè dello Stato. Ancora una volta l’articolo 67 della Costituzione è venuto meno e, forse, i partiti con le prossime elezioni faranno di tutto per farlo scomparire “Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato”. Difatti sia la stampa, sia i social e chi più ne ha più ne metta, sia i responsabili dei partiti considerano coloro che non si adeguano al dictat dei partiti dei fuoriusciti da mettere al bando evidenziando il venir meno da parte di costoro anche delle esigenze del suo elettorato, cioè di coloro che lo hanno votato. In sostanza, il parlamentare eletto, prima deve rispondere alle esigenze del partito, poi a quelle di chi lo ha eletto e per ultimo allo Stato, ossia alla comunità tutta.
Per rendere meglio quello che è successo ci viene incontro Il Manzoni che in un passo dei Promessi Sposi, per una situazione similare anche se molto dilatata, arriva a scrivere “In mezzo a questo serra serra, non possiamo lasciar di fermarci un momento a fare una riflessione. Renzo che strepitava di notte in casa altrui, che vi s’era introdotto di soppiatto, e teneva il padrone stesso assediato in una stanza , ha tutta l’apparenza di un oppressore; eppure alla fine dei fatti, era l’oppresso. Don Abbondio, sorpreso, messo in fuga, spaventato, mentre attendeva tranquillamente a’ fatti propri, parrebbe la vittima: eppure, in realtà, era lui che faceva un sopruso; così va spesso il mondo…voglio dire, così andava nel secolo decimo settimo”.
Meditate gente, meditate perché l’uomo non è cambiato nemmeno nel secolo ventunesimo.
Luciano Mocci