Nella semestrale i conti tornano in deficit dopo le dichiarazioni trionfalistiche di aprile Profondo rosso a Csp
CIVITAVECCHIA – Altro che equilibrio e pareggio di bilancio: le dichiarazioni ottimistiche e trionfalistiche del presidente di Csp Fabrizio Lungarini dello scorso mese di aprile, sembrano lontane anni luce dalla realtà dei conti aziendali, diametralmente opposta.
Proprio ieri infatti è scaduto il termine per l’invio della semestrale della municipalizzata al controllo analogo di palazzo del Pincio, ed i numeri a fondo pagina parlano di un ritorno al passato, al profondo rosso del bilancio: la perdita registata nella prima metà del 2022 sarebbe infatti di circa 1 milione di euro, dopo che a maggio il conto economico aveva fatto registrare una differenza negativa tra ricavi e costi per circa 850mila euro.
Conti che peggiorano di mese in mese, dunque, e non solo per l’aumento del costo del carburante e dell’energia, come dichiarato recentemente dai vertici aziendali, pochi giorni dopo che Lungarini aveva salutato il ritorno all’utile, sia pure minimo, nel bilancio 2021, in questo modo: «Abbiamo preso la società a marzo – aveva detto il presidente lo scorso aprile – e si era già consolidata una perdita di 500mila euro. Nei primi mesi la paura c’è stata, la mancanza di fatturato era il problema maggiore. Nel 2020 il nostro fatturato si aggirava intorno ai 18,7 milioni, al 2021 è salito a circa 21,6 milioni. Abbiamo proseguito con la politica del taglio dei costi e abbiamo ridotto quelli del personale. Nel 2019 il costo del lavoro interinale era di circa 1,5 milioni, nel 2020 è sceso ad 1 milione e nel 2021 siamo sui 600mila euro con un -30% anche quest’anno».
Ora, se è vero che lo scorso anno la “paura” c’era stata per una perdita di 500mila euro, cosa c’è da aspettarsi oggi a Villa Albani, con il rosso raddoppiato? E soprattutto, cosa ne è stato del lavoro virtuoso di riduzione dei costi, in particolare di quelli del personale e degli interinali, avviato da Antonio Carbone su indirizzo dell’allora assessore alle Partecipate Massimiliano Grasso, che portò alla delibera 78 che salvò Csp dal default già nel 2020? Quella delibera fu emendata anche dal consigliere Mirko Mecozzi, che pretese uno stop all’utilizzo dei lavoratori interinali e in generale a qualsiasi aumento del costo del lavoro.
Mecozzi oggi dimentica di far rispettare quanto da lui stesso ordinato: pare infatti che ad incidere pesantemente sui maggiori costi della società, ci siano proprio il nuovo ricorso al lavoro temporaneo e soprattutto i cambi di contratto e le promozioni del personale, con oltre 25 aumenti di livello, tra quelli derivanti da accordi stragiudiziali (in molti casi per cause solo minacciate e non ancora neppure intentate dai dipendenti) e quelli decisi direttamente dal vertice dell’azienda, dove secondo l’attacco politico del capogruppo del Pd Marco Piendibene, prima alla festa dell’Unità, poi ieri anche in consiglio comunale, «Grasso è stato allontanato perché la lista di Mecozzi doveva “colonizzare” Csp e ora se hai un problema, devi chiedere a Mecozzi». Chissà se chiedere al potente consigliere comunale basterà per risolvere l’enorme problema della voragine dei conti della stessa Csp.
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