L’omaggio del sindaco Vittorio Sgarbi al paese della Tuscia giunge al termine dopo sette edizioni A palazzo Doebbing arriva la mostra “Sutri. Triste, solitario y final”
SUTRI – «Si viene a Sutri per vedere quello che altrove non si vede. L’arte non puo essere abbandonata perchénon c’èun momento in cui si possa rinunciare a rappresentare il mondo. E il mondo è dentro questi artisti, ognuno dei quali è lo specchio di una sensibilità diversa, triste, solitaria e finale. Finisce così una lunga stagione di proposte che ha rivelato artisti difficilmente visibili nei luoghi deputati per l’arte contemporanea. Scoperte e riscoperte che hanno caratterizzato sette edizioni di mostre». Lo dice il sindaco Vittorio Sgarbi, annunciando che, dopo ben sette edizioni, giunge al termine la stagione espositiva, da lui stesso curata, al museo di Palazzo Doebbing con una mostra dal titolo “Sutri. Triste, solitario y final”. Appuntamento oggi alle ore 11,30.
La mostra, ideata da Sgarbi e prodotta da Contemplazioni, è resa possibile grazie a Intesa Sanpaolo, che dal 2020 conferma il suo sostegno in qualità di unico partner.
«Intesa Sanpaolo crede fortemente nel valore strategico che la cultura ha per il paese e nel ruolo chiave che riveste per lo sviluppo dei territori, anche per il valore che sa generare sul piano sociale, economico e occupazionale – dichiara Roberto Gabrielli, responsabile della direzione regionale Lazio e Abruzzo di Intesa Sanpaolo –. Inserito a pieno titolo nel piano di impresa 2022-2025 della Banca, l’impegno si concretizza anche con il supporto a numerose iniziative territoriali come la mostra Sutri. Triste, solitario y final, tappa conclusiva di un percorso pluriennale di grandi mostre che ha portato nella piccola perla della Tuscia una grande varietà di esperienze artistiche e che abbiamo sostenuto con entusiasmo».
Il riferimento alla citazione de “Il lungo addio di Raymond Chandler”, che ispirò il titolo del romanzo di Osvaldo Soriano Triste, solitario y final, è inequivocabile. Questa mostra è l’ultimo omaggio di Vittorio Sgarbi alla città che, per cinque anni, lo ha visto sindaco. Sutri. Triste, solitario e finale. Ma il suo è più un arrivederci che un addio.
Il risultato è dunque una mostra controversa e originale, nella quale protagonisti sono i molteplici artisti che affollano le sale espositive al pari delle stelle del cinema del passato che Soriano coinvolge nel suo racconto. Lo scenario è il mondo dell’arte, con i suoi miti, il suo poliedrico immaginario, la sua straordinaria bellezza e vivacità. Qui gli artisti attraverso le loro opere raccontano la loro vita, le loro esperienze e sensazioni, ma soprattutto la loro solitudine, quasi a voler creare una realtà parallela nella quale ognuno possa scegliere il suo personaggio preferito. Le opere esposte appartengono a Dyalma Stutus (Trieste, 1901 – Darfo Boario Terme, 1977); Saverio Rotundo detto “U Ciaciu” (Catanzaro, 1923 – 2019); Benito Jacovitti (Termoli, 1923 – Roma, 1997); Bruno Canova (Bologna, 1925 – Lacco Ameno, 2012); Gianfranco Ferroni (Livorno, 1927 – Bergamo, 2001); Folco Chiti Batelli (Firenze, 1932 – 2011); Anne Donnelly (Belfast, 1932); Simon Gaon (New York, 1943); Wolfgang Alexander Kossuth
(Pfronten, 1947 – Milano, 2009); Marialuisa Tadei(Rimini, 1964); Filippo Dobrilla (Firenze, 1968 – Meldola, 2019); Marco Ferri (Tarquinia, 1968); Giovanni Iudice (Gela, 1970); Matteo Peretti (Roma, 1975); Roberto Ferri (Taranto, 1978); Emanuele Giuffrida (Gela, 1982).
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