Cohousing, il progetto cresce
CIVITAVECCHIA – Il progetto “Cohousing e inclusione sociale di persone con disagio psichico e sociale” cresce sempre di più e, dopo i riconoscimenti ricevuti negli ultimi anni, si prepara a mettere in campo altre dodici convivenze protette di cui due a Civitavecchia che si sommeranno alle undici già presenti. Come spiegano dalla Comunità di Sant’Egidio, ideatrice del modello, da alcuni anni, grazie ad una alleanza tra la Asl Roma 4 e il Terzo settore, è stato avviato questo ambizioso progetto che fonda sulla integrazione tra Azienda sanitaria locale, Comunità di Sant’Egidio ed Enti locali – in particolare i Servizi sociali di Civitavecchia che forniscono una serie di aiuti e sussidi agli ospiti come forma di sostegno all’abitare e all’inclusione -, il tutto sancito da un protocollo di intesa siglato nel novembre 2017; i Comuni capofila sono quelli di Civitavecchia e Bracciano. Come ricorda il responsabile locale della Comunità di Sant’Egidio Massimo Magnano l’esperienza dei Cohousing supportati e della costruzione di una rete intorno alle persone ospiti nasce nel comune di Civitavecchia nell’ottobre del 2012, è già presente a Bracciano e si sta esportando in altri Comuni del territorio della Asl. Si tratta di convivenze in piccoli nuclei, da due a sei persone, supportate quotidianamente da operatori e volontari. Le persone sono incoraggiate alla cura dell’igiene personale, a quella della casa a svolgere attività lavorative, di volontariato e sportive. Un progetto che ha permesso di aiutare, dal 2012 ad oggi, ben 56 persone e che, in questi anni, ha portato grandi frutti: miglioramento della qualità di vita, miglioramento delle condizioni di salute, drastica riduzione dei ricoveri impropri, aumento dell’aspettativa di vita e riduzione della mortalità. Grazie ai risultati ottenuti la Asl Roma 4, su indicazione e con il finanziamento della Regione Lazio, ha deciso di realizzare, su iniziativa del direttore generale Cristina Matranga, altri dodici cohousing, soprattutto nei comuni del territorio della Asl dove ancora mancano. Attraverso un bando, sarà individuata una associazione del terzo settore o cooperativa sociale che realizzerà le dodici convivenze protette secondo il protocollo di intesa già esistente che vede la Comunità di Sant’Egidio, ideatrice del modello, non più come gestore diretto ma soggetto formatore e supervisore insieme alla Asl. Un progetto che negli anni ha fatto scuola anche al di fuori della Regione e che è stato in grado di migliorarsi ed evolversi.
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